di Margherita Furlan
Nel mondo da oggi Vladimir Putin non è più solo, ma soprattutto si vedono le prime immagini di una nuova straordinaria forza che ha chiaramente le radici nel potere imperiale di due grandi Nazioni, abituate a ragionare con lo sguardo rivolto al lungo periodo, a un orizzonte che si dipana mentre attende che le nebbie facciano il loro corso, lento ma inesorabile. Due grandi Nazioni che sanno attendere il tempo della Bellezza e mentre preparano la guerra, a patto che sia inevitabile, si stringono le mani in segno di fiducia reciproca, che forse un giorno si tramuterà in lealtà, mentre concretizzano possibilità finora insperate di benessere concreto per i rispettivi popoli, attraverso la mutua cooperazione, un tempo dote conosciuta anche dalla diplomazia europea, ora persa nei gradini dell’Eliseo, tra sangue e lacrime sempre imposte ma mai tollerate. Liberté, Egalité, Fraternité non trovano più palese traslitterazione nelle azioni della politica europea, seduta ai piedi di una misera solitudine. E allora come reagisce il cuore dell’antica democrazia liberale? In modo autolesionista, incapace di stare al passo con il presente, ancor meno di prevedere o addirittura di incidere sul futuro. Emerge una tremenda, oscura rabbia nella continua ricerca di quell’autostrada che si chiama autodistruzione.
Accade così che il Regno Unito intenda fornire all’Ucraina munizioni anticarro perforanti ad alto potenziale contenenti uranio impoverito. La rivelazione è stata fatta ieri, lunedì 20 marzo, dalla baronessa Annabel Goldie, vice ministro della Difesa nel governo di Rishi Sunak, durante un’audizione di secondaria importanza alla Camera non elettiva dei Lord. La dichiarazione, passata dapprima sotto silenzio, oggi è rimbalzata sui media ucraini. “Tali proiettili – ha rimarcato Goldie – sono altamente efficaci per neutralizzare tank e blindati moderni” russi. Immediata la reazione di Mosca, che “sarà costretta a reagire alle forniture occidentali di munizioni all’uranio”, ha precisato il capo del Cremlino, Vladimir Putin. “Stanno cercando di combattere questo conflitto non solo in teoria fino all’ultimo ucraino ma anche in pratica: l’Occidente sta cominciando a usare armi con elementi nucleari”, ha sottolineato Putin. Il ministro degli Esteri russo, Sergeij Lavrov, ha aggiunto che se la Gran Bretagna dovesse fornire munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina, “non c’è dubbio che finirà male” per Londra. Di queste forniture “non ne ho sentito parlare, ma non ne sarei sorpreso, ha rimarcato il capo della diplomazia russa, precisando che hanno completamente perso il senso dell’orientamento riguardo alle loro azioni e al modo in cui minano la stabilità strategica in tutto il mondo”. Per il ministro della Difesa russa, Sergeij Shoigu, lo scontro nucleare, a questo punto, sarebbe “a pochi passi”. D’altronde “l’Ucraina è contraria a un cessate il fuoco perché ciò significherebbe protrarre il conflitto”. Lo ha scritto su Twitter, non certo su di un papiro regale, il portavoce di Zelensky, Mikhailo Podolyak, mentre a Mosca Xi Jinping discute il piano di pace con Putin: «Ogni tentativo di congelare il conflitto lo farebbe protrarre; un cessate il fuoco significherà una cosa solo, una guerra non finita che brucia nel cuore d’Europa». L’amministrazione americana non si è fatta attendere e subito dopo la firma degli accordi bilaterali tra Mosca e Pechino, ha inserito cinque compagnie cinesi in una «black list» per aver fornito armi alla Russia, attraverso l’Iran. Lo riporta il Washington Post, che cita il dipartimento del Tesoro. Ma altre sanzioni sarebbero in arrivo, alla luce delle notizie rivelate anche dal New York Times, secondo cui la Cina avrebbe fornito a Mosca droni per un valore di dodici milioni di dollari. Un «problema serio», per Il segretario di Stato statunitense Antony Blinken. Jens Stoltenberg, Segretario generale dell’Alleanza atlantica, ha così provveduto a convocare la commissione NATO-Ucraina nell’ambito della ministeriale esteri di aprile. La pace può attendere, forse; questo non è di certo il suo tempo.