di Gionata Chatillard
Mentre il Governo di Giorgia Meloni sfoglia la margherita sulla Via della Seta, l’ambasciatore cinese in Italia dice a chiare lettere che, su questa questione, Pechino non è disposta a fare concessioni. Il messaggio della Repubblica Popolare non lascia adito a dubbi: l’intesa firmata dall’Esecutivo di Giuseppe Conte nel 2019 non può essere modificata né tantomeno annacquata. Detto in altri termini, la Via della Seta o si prende o si lascia.
Le parole dell’ambasciatore Jia Guide, pronunciate in un’intervista concessa a Il Sole 24 Ore, fanno seguito a diverse informazioni secondo le quali il Governo Meloni starebbe in qualche modo cercando di tenere il piede in due scarpe. Da una parte, Roma intende compiacere Washington sulla questione di Taiwan, assicurandosi al contempo nuove partite di microchip prodotti nell’isola. Dall’altra, l’Esecutivo vorrebbe anche mantenere buone relazioni con Pechino, soprattutto in virtù dei buoni risultati commerciali ottenuti dopo la firma dell’intesa sulla Via della Seta. Secondo l’ambasciatore cinese, dal 2019 ad oggi le esportazioni italiane verso la Repubblica Popolare sarebbero infatti cresciute del 42%, “superando di molto i livelli precedenti”.
Il problema, per Roma, è che anche da Taiwan hanno fatto sapere di non essere disposti ad accettare vie di mezzo: se l’Italia vuole i microchip, dovrà tagliare i ponti con la Cina. Il Governo Meloni si vedrà dunque costretto a scegliere fra Pechino e Taipei. I tempi dell’equilibrismo politico stanno per scadere, e una decisione dovrà essere presa entro fine anno.
Per il momento, il suggerimento dell’ambasciatore cinese è quello di seguire l’esempio di Emmanuel Macron. “In Europa, ci sono leader lungimiranti che hanno lanciato segnali chiari, in linea con gli interessi dei propri paesi”, ha dichiarato il diplomatico, che ha poi elogiato l’Italia sostenendo che Roma è stata a lungo “in prima linea” nel promuovere lo sviluppo delle relazioni tra Pechino e Bruxelles. Motivo per cui il Governo del gigante asiatico non ha nessuna intenzione di allontanarsi dall’unico paese del G7 che ha aderito alla Nuova Via della Seta. A meno che questo paese, ovvero l’Italia, decida di strizzare l’occhio a Taiwan mettendo in pericolo il principio di “una sola Cina”.