di Fabio Belli
Hamas e la Jihad islamica hanno rivendicato la responsabilità dell’attentato dinamitardo a Tel Aviv avvenuto ieri.
Nella dichiarazione congiunta i due gruppi mettono in guardia Israele contro ulteriori attacchi di rappresaglia nei confronti del popolo palestinese. Nell’attentato ha perso la vita un uomo sulla cinquantina, che stava trasportando esplosivo in uno zaino mentre camminava lungo Lehi Road, nella parte meridionale di Tel Aviv. L’esplosione ha ferito anche un passante che transitava in scooter.
Oggi il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha avuto un colloquio a Gerusalemme con il premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’incontro, durato circa 3 ore, è stato definito positivo da entrambe le parti, ma non si registrano spiragli per una tregua a Gaza. In seguito Blinken ha incontrato anche il ministro della Difesa, Yoav Gallant, a Tel Aviv. In un precedente incontro con il presidente israeliano Isaac Herzog, il capo della diplomazia statunitense, aveva definito i negoziati a Doha come l’ultima chance per arrivare a un accordo per la fine delle ostilità.
Nel frattempo, però, il segretario generale dell’Iniziativa nazionale palestinese Mustafa Barghouti ha accusato Netanyahu di distruggere l’opportunità di raggiungere qualsiasi negoziato di pace.
“Finché gli Stati Uniti non faranno pressione su Netanyahu, continuerà a sussistere il rischio di una guerra regionale”, ha affermato Barghouti. Critiche verso il premier israeliano sono arrivate anche dal leader dell’opposizione, Yair Lapid.
Hamas, che dopo tanto tempo esegue e rivendica operazioni di martirio, chiede un cessate il fuoco duraturo, un completo ritiro dell’esercito di Tel Aviv dalla Striscia di Gaza e il libero ritorno dei rifugiati palestinesi dal sud e dal centro di Gaza alle loro case nella zona settentrionale attraverso il corridoio di Netzarim.