di Jeff Hoffman
Gli scienziati russi non potranno più accedere alle strutture del CERN, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare con sede a Ginevra con laboratori dislocati fra Svizzera e Francia.
A darne notizia è la blasonata rivista Nature secondo cui dal primo dicembre gli scienziati russi non potranno più entrare nel territorio del CERN e dovranno restituire tutti i permessi di soggiorno sia francesi che svizzeri.
Sempre secondo Nature, il CERN intende tuttavia continuare a collaborare con i colleghi russi operanti nell’Istituto per la ricerca nucleare di Dubna, in Russia, dove sono in corso ricerche su un collisore legato al Large Hadron Collider che molti conoscono per la scoperta del cosiddetto Bosone di Higgs e nuovi adroni, particelle subatomiche composte da quark, legati tra loro dalla forza nucleare.
“Tanto di guadagnato per la Russia poiché i megaprogetti sviluppati oggi nel nostro paese richiederanno molti scienziati e ingegneri”, ha commentato a caldo Mikhail Kovalchuk, direttore del Kurchatov Institute di Mosca, aggiungendo poi che nei prossimi cinque-sette anni la Russia avrà l’infrastruttura di ricerca più avanzata, più moderna e più potente al mondo.
Il piano “politicizzato” del CERN di bandire gli scienziati russi rischia di far isolare l’Occidente”, ha invece affermato Alexei Anpilogov, noto politologo russo esperto di energia nucleare citato da Sputnik.
Ciò che la rivista Nature ha omesso di ricordare è che l’infrastruttura Large Hadron Collider è stata in gran parte resa possibile grazie alle ricerche degli scienziati russi, che da decenni coprono un ruolo di primo piano nella fisica delle particelle elementari, nella fisica quantistica e nell’astrofisica.
“I tentativi occidentali di isolarsi dalla scienza russa, portati a livelli mai visti nemmeno durante la Guerra Fredda, minacciano di trasformare l’Occidente in una “baraccopoli scientifica”, ha sottolineato Anpilogov.
Effettivamente “la russofobia è una costante degli ultimi cinque secoli”, scrisse il giornalista e politologo Giulietto Chiesa nel suo saggio intitolato “Putinfobia”.