di Andrea Lucidi
Gli Stati Uniti stanno inviando rinforzi in Medio Oriente, in risposta all’intensificarsi delle tensioni tra Israele e Hezbollah. Israele ha lanciato un’operazione su larga scala in Libano, la più letale dal conflitto del 2006. Il Pentagono ha confermato l’invio di un “piccolo numero” di truppe americane, senza fornire dettagli operativi.
Attualmente, gli Stati Uniti mantengono circa 40.000 soldati nella regione e dispongono di diverse navi da guerra, inclusa la USS Harry Truman. La decisione arriva dopo che Israele ha bombardato obiettivi strategici di Hezbollah. Il gruppo libanese ha risposto con razzi e ha annunciato una “resa dei conti”.
L’operazione israeliana, denominata “Northern Arrows”, ha colpito oltre 1.600 obiettivi nel sud del Libano e nella Valle della Bekaa, causando oltre 490 morti in poche ore, tra cui bambini e donne, secondo le autorità libanesi. Israele, secondo il Capo di Stato Maggiore Herzi Halevi, si sta preparando per ulteriori fasi dell’operazione.
L’Iran ha condannato gli attacchi israeliani, mentre le Nazioni Unite, tramite la portavoce Ravina Shamdasani, hanno definito la situazione una “vera e propria escalation”. Una condanna ai bombardamenti israeliani è arrivata anche dalla Spagna, paese NATO che ha recentemente riconosciuto lo stato di Palestina. Anche la Cina si è espressa condannando i bombardamenti israeliani.
A causa dei bombardamenti decine di migliaia di sfollati si sono riversati nelle strade, diretti verso nord. Molti volontari hanno iniziato ad assistere gli sfollati in fuga dal sud del Libano, scendendo in strada per la distribuzione di cibo e acqua.
I bombardamenti a tappeto israeliani del Libano aggravano la situazione in Palestina e dimostrano come il governo israeliano voglia spostare il centro della guerra da Gaza al sud del Libano.