LEVANTE 24.11.2025 – Da 28 a 19 punti, chi pagherà davvero il prezzo?
Gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno trovato un’intesa su un nuovo accordo di pace in 19 punti, lasciando però al presidente americano Donald Trump e al suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky le decisioni sui punti più sensibili dal punto di vista politico. Lo riferisce il Financial Times, che cita il viceministro degli Esteri ucraino, Sergiy Kyslytsya. In precedenza Washington aveva fatto pressioni su Kiev affinché accettasse una proposta in 28 punti elaborata da mediatori statunitensi e russi, che però non teneva conto di alcuni limiti imposti da Kiev. Kyslytsya ha detto al quotidiano finanziario che l’incontro è stato «intenso» ma «produttivo» e ha portato alla stesura di una bozza di documento completamente rivista che ha lasciato entrambe le parti con un senso di «ottimismo». Le delegazioni statunitense e ucraina hanno per il momento soprasseduto sui punti più controversi, tra cui le questioni territoriali e le relazioni tra Nato, Russia e Stati Uniti. Gli ucraini hanno infatti comunicato di «non avere il mandato» per prendere decisioni sul territorio, in particolare sulla cessione di terre come suggerito nella bozza originale del piano (secondo la costituzione ucraina richiederebbe un referendum nazionale). Tra le misure sparite dal piano americano dopo i negoziati di Ginevra con l’Ucraina, c’è l’uso dei beni russi congelati per la ricostruzione. Lo scrive Bloomberg, a quanto riportano media ucraini. Si tratta del punto numero 14 del testo originale, prima che i 28 capitoletti fossero ridotti a 19. Prevedeva che 100 miliardi di dollari di frozen assetts fossero investiti in progetti a guida americana, con gli Usa che avrebbero ricevuto il 50 per cento dei profitti. Altre proposte per ora cancellate dalla lista potrebbero finire in documenti separati per ulteriori negoziati, spiega sempre l’agenzia americana. Il progetto del piano di pace proposto dagli Stati Uniti sarà sottoposto a revisione e modifica anche da parte della Russia. Il consigliere presidenziale russo Yuri Ushakov, parlando con la stampa, ha riferito: «A noi è stato trasmesso un determinato progetto, che è attualmente in discussione. Naturalmente sarà oggetto di revisione e modifica sia da parte nostra, sia, con ogni probabilità, da parte ucraina, statunitense ed europea. Si tratta di una questione molto seria. Ma, per il momento, come ho già detto, nessuno ne ha ancora discusso direttamente con noi», ha affermato Ushakov. Un colloquio telefonico intanto è avvenuto oggi tra il presidente Usa Donald Trump e il presidente cinese Xi Jinping. Xi «ha chiarito la posizione di principio della Cina sulla questione di Taiwan, sottolineando che il ritorno di Taiwan alla Cina è una componente importante dell’ordine internazionale del dopoguerra», riferisce l’agenzia di stampa di Stato cinese Xinhua, aggiungendo che «la Cina e gli Stati Uniti hanno combattuto fianco a fianco contro il fascismo e il militarismo e ora dovrebbero lavorare insieme per salvaguardare i risultati della vittoria nella seconda guerra mondiale». Xi ha anche ribadito il suo appoggio agli sforzi di pace in Ucraina. Ne parliamo con Angelo d’Orsi, già ordinario di Storia del pensiero politico presso l’Università degli Studi di Torino, Antonio Mazzeo, giornalista, Gianmarco Pisa, saggista, Margherita Furlan, giornalista.
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