Il confine fra le sofferenze della popolazione e l’intervento di Stati Uniti e colonie servizievoli è invisibile, se non agli occhi di chi studia dentro agli avvenimenti. La Bielorussia Sembra un déjà vu. Possiamo sperare in una strategia russa? “La realtà è un uccello che non ha memoria devi immaginare da che parte va“, cantava Giorgio Gaber.
BIELORUSSIA SENZA RUSSIA – Seguo la vicenda della Bielorussia con grande simpatia per la causa di chi scende in strada contro Aleksandr Lukashenko. Proteste che, come scrivono molti, sono forse orchestrate dall’estero ma affondano le radici nell’insostenibilità del sistema che l’ex direttore di sovchoz controlla dal 1994. Tra i tanti temi, uno mi colpisce in modo particolare: l’impreparazione della Russia a giocare un ruolo propositivo e decisivo nelle vicende del suo “estero vicino”. Nel 2014 il Cremlino si fece sorprendere in Ucraina, dove pure ribolliva un forte spirito nazionalista anti-russo e dove l’uomo “di Mosca”, il presidente Yanukovich, pur democraticamente eletto, era una figura screditata e di bassissimo livello. Non fu difficile, per gli Usa e le frange più atlantiste della Ue, soffiare su quelle braci. Incapace di prevedere, Putin dovette ricorrere alla forza, al prezzo di un pesante isolamento internazionale. In Belorussia, dove Lukashenko non ha gran futuro, e dove le proteste non hanno la minima intonazione anti-russa, il Cremlino sembra ridotto ad assistere e sperare nella buona sorte. Un Paese forte e organizzato avrebbe già fatto emergere un proprio Guaidò (esempio a caso) per sostituire Lukashenko e avviare una transizione non dannosa per i propri interessi economici e strategici. E ho la sensazione che un’operazione simile non sarebbe sgradita nemmeno a chi ora scende in strada, visto che la Tichanovskaja può offrire una testimonianza morale. Ma dal Cremlino non esce nulla, al più qualche segnale confuso. E’ un limite enorme per un Paese che ambisce allo status di potenza. E ci fa capire quanto esagerati siano gli allarmi che il peggiore atlantismo, alla perenne ricerca di soldi e influenze, lancia di continuo. Riprendersi la Crimea è meno da potenza che mettere le mani con astuzia nella crisi della Bielorussia.
Fulvio Scaglione
https://www.facebook.com/100001236910895/posts/3379447395439791/