A Israele fa gioco che tutti noi dimentichiamo la storia e che ogni violenza da parte dei palestinesi sia vista come un’assurda barbarie, comprensibile solo attraverso la lente della volontà di annientare gli ebrei. Questo dà a Israele carta bianca per perseguire politiche che in passato avrebbe evitato, per motivi etici o strategici. E i governi occidentali gli vanno dietro.
L’attacco del 7 ottobre viene utilizzato come pretesto per attuare politiche genocide nella Striscia di Gaza. E’ anche un pretesto per gli Stati Uniti per cercare di riaffermare la propria presenza in Medio Oriente. Ed è un pretesto per alcuni paesi europei per limitare le libertà democratiche in nome di una nuova “guerra al terrorismo”. Pensiamo, ad esempio, alla polizia di Berlino, che ha vietato di cantare e inneggiare in altre lingue durante le proteste, o all’arresto di alcuni sopravvissuti all’Olocausto durante le maifestazioni di soloidarietà negli Stati Uniti.
Perchè ci sia qualche speranza di pace e giustizia in Israele-Palestina, dobbiamo ricordare il contesto storico.
Dobbiamo partire dal 1948. le persone che vivono a Gaza sono perlopiù rifugiati in seguito alla pulizia etnica del 1948: ossia la prima, la seconda e adesso la terza generazione di profughi. Israele creò la Striscia di Gaza affinchè fungesse da recinto mentre portava a termine la pulizia etnica in altre aree della Palestina storica. Prima del 1948, non esisteva la Striscia di Gaza. Gaza era una città cosmopolita sulla via Maris tra Egitto e Turchia. Questa striscia di terra, che rappresenta solo il 2 per cento della Palestina storica, è diventato il campo profughi più grande del mondo. […]
Venendo a tempi più recenti, da diciassette anni la Striscia di Gaza è soggetta a un assedio spietato. In questi diciassette anni, le forze israeliane hanno attaccato direttamente Gaza quattro volte dalla terra, dal mare e dall’aria. Metà della popolazione di Gaza ha meno di ventun anni, dunque l’unica realtà che conosce è quella dell’assedio e dei bombardamenti. Per noi che siamo al sicuro nelle nostre case, è difficile comprendere la capacità distruttiva delle bombe che i nostri governi vendono a Israele. Un bombardamento aereo del XXI secolo è più grave di ciò che leggiamo sui libri di storia sulla seconda guerra mondiale. Anche quando si riesca a sfuggire alle ferite e alla morte, il trauma delle bombe non scompare mai.
I combattenti di Hamas che hanno fatto irruzione in israele il 7 ottobre erano in gran parte giovani che hanno imparato il linguaggio della violenza delle bombe sganciate da Israele su di loro. Con ciò non si vuole giustificare quello che hanno fatto. Ma non dobbiamo essere certi che, se a subire quel trauma fossimo noi, senza una soluzione in vista, reagiremmo meglio.
Ilan Pappè, “Brevissima storia del conflitto tra Israele e Palestina, dal 1882 ad oggi”