di Gionata Chatillard
“Dopo l’eliminazione della leadership di Hezbollah, sogni anche tu una grande casa con vista su montagne innevate?”. Così recita un annuncio del sito web israeliano Uri Tzafon, che senza perdere tempo ha già messo in vendita nuovi terreni nel Libano meridionale. A organizzare il tutto è un gruppo di coloni che dallo scorso marzo sta facendo di tutto per sponsorizzare la costruzione di nuovi insediamenti nel Paese dei Cedri. Due gli obiettivi dichiarati: il primo, pragmatico, sarebbe quello di garantire la sicurezza nel nord di Israele; il secondo, messianico, si proporrebbe invece di ristabilire “confini biblici” della nazione.
In pochi mesi, e grazie al sostegno di sindaci e autorità locali, il movimento Uri Tzafon è riuscito a raccogliere sui social migliaia di sostenitori, tutti convinti della necessità di aprire un ulteriore fronte di conquista sottraendo terre ai libanesi. Nell’ultima mappa pubblicata dall’organizzazione, si mostrano almeno 300 nuovi insediamenti in una serie di villaggi ribattezzati con nomi ebraici. Ma non solo. Nei gruppi social si condividono regolarmente foto di esplosioni, si festeggiano i bombardamenti e ci si accorda per organizzare raduni. In uno di questi, decine di persone hanno mandato droni e palloncini in Libano con messaggi intimidatori che invitavano i residenti a evacuare al più presto le loro case.
“Gli insediamenti possono cambiare i confini”, assicurano i leader del gruppo. Il loro modello di occupazione non è però quello della Cisgiordania, che considerano difettoso dal momento che non risolverebbe il “problema” della presenza della popolazione araba nei nuovi territori conquistati. Un “problema” che però i coloni riescono comunque ad aggirare attraverso incendi dolosi, attacchi di ogni tipo e persino omicidi. A confermarlo, questa volta, non sono le autorità palestinesi né quelle iraniane, ma il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti, che ha appena imposto sanzioni contro il movimento Hilltop Youth, accusandolo di “destabilizzare la Cisgiordania danneggiando pace e sicurezza”. Accuse gravi e chiare, ma che come sempre non serviranno a riequilibrare i rapporti di forza in un Medio Oriente sempre più in balia dell’espansionismo israeliano.