di Gionata Chatillard
Sembrava non dovercela fare Michel Barnier, nominato primo ministro da Emmanuel Macron dopo il terremoto elettorale dello scorso luglio. Invece, l’esponente dei Repubblicani pare essere riuscito a mettere insieme una squadra di Governo in grado di superare almeno le prime verifiche parlamentari, a partire da quella di martedì prossimo, quando l’Assemblea Nazionale dovrà esprimersi sul nuovo Gabinetto.
L’Esecutivo tracciato da Barnier, che doveva essere di “unità nazionale”, sarà in realtà quello più a destra dell’era Macron. Un’ “unione di perdenti”, lo ha definito il leader della sinistra di Jean-Luc Mélenchon, che reclama il diritto di formare un Governo dopo il buon risultato ottenuto alle legislative. Critiche alla squadra di Barnier arrivano però anche dalla destra del Rassemblement National, dai cui 123 deputati dipenderà in buona parte la sopravvivenza del primo ministro.
A formare il nuovo Governo saranno soprattutto esponenti macronisti vicini all’ex premier Gabriel Attal. I Repubblicani del 73enne Barnier, che sarà il primo ministro più anziano della Quinta Repubblica, si dovranno invece accontentare di 3 portafogli, incluso quello degli Interni, assegnato a un rappresentante dell’ala più intransigente contro l’immigrazione clandestina.
Su questa questione si attende dunque in Francia un giro di vite simile a quello appena annunciato in Germania da Olaf Scholz. Proprio ieri, il cancelliere tedesco è riuscito a sopravvivere alle elezioni regionali del Brandeburgo, dove i socialdemocratici dell’SPD hanno vinto per l’8ª volta di fila sfiorando il 31% dei voti. Solo una manciata in più di quelli incamerati dalla destra di AfD, fresca degli ottimi risultati ottenuti recentemente in altri land orientali. Più staccata, ma comunque al 3º posto, si è piazzata l’Alleanza di sinistra capitanata da 2Sahra Wagenknecht, il cui buon risultato ha fatto restare fuori dal Parlamento regionale sia i Verdi che la sinistra di Die Linke, rappresentanti di un modo di fare politica che i tedeschi, evidentemente, non reputano più credibile.