di Gionata Chatillard
A opporsi all’agenda globalista dell’ONU non ci sono solo la Russia e i suoi alleati, ma anche l’Argentina del libertario Javier Milei, che ha deciso di chiamarsi fuori dal cosiddetto Patto per il Futuro 2045, ennesimo documento partorito dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di allungare ulteriormente i tentacoli della governance globale facendo leva su tecnologia, ambiente e inclusività.
“Molti punti dell’accordo vanno contro la nostra agenda”, ha dichiarato la ministra degli Esteri Diana Mondino di fronte all’Assemblea Generale. “Abbiamo proposto azioni costruttive che non sempre sono state prese in considerazione, e che ci hanno portato alla decisione di dissociarci”, ha aggiunto la diplomatica, spiegando che, adesso come adesso, le priorità di Buenos Aires sono ben altre, ovvero quelle di difendere la libertà economica e la proprietà privata.
“È stato più che altro un atto di sovranità”, hanno sintetizzato dal Governo argentino per rispondere a chi lo accusava di aver preso una posizione simile a quella di paesi come Iran, Corea del Nord o Russia. Proprio Mosca, infatti, aveva cercato di introdurre nel testo un emendamento che sancisse il principio di non ingerenza negli affari interni dei singoli Stati. Tutto inutile però, come hanno sottolineato gli stessi diplomatici russi, affermando di aver percepito un’ “insoddisfazione” generalizzata verso un patto che, oltre ad essere “squilibrato”, rappresenta anche “un duro colpo all’Organizzazione delle Nazioni Unite nel suo complesso”.
“È una bugia che siamo dalla parte della Russia e della Corea del Nord”, hanno subito dovuto chiarire i portavoce del Governo argentino per giustificare quello che sembrerebbe essere un parziale allineamento fra Mosca e Buenos Aires. “L’Argentina è stato il primo Paese a dissociarsi, ma ora anche altre nazioni potranno seguire lo stesso percorso”, hanno poi aggiunto, spiegando che l’obiettivo di Milei è quello di proiettarsi come leader internazionale per creare consenso intorno a questa questione. Una sorta di crociata libertaria globale, con cui il presidente argentino ha in qualche modo preso le distanze da quei poteri forti di Washington con cui lui stesso ha più volte dimostrato di intendersi a meraviglia.