Nicoletta Forcheri: la moneta parallela per R-esistere
La catastrofe è arrivata ed è partita da lontano. Eravamo stati avvisati e adesso è qui a oscurare il futuro dell’Italia (e del resto del mondo). La transizione è in corso così come lo sono le molteplici iniziative di resistenza e disobbedienza civile. Serve una società parallela che dall’azione di r-esistere passi a gettare le basi per una società più giusta e più umana. Alla catastrofe possiamo anteporre la logica e l’amore. Intervista a cura di Jeff Hoffman.
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MONETA PUBBLICA DI STATO SOLO INTERNA SOLO ELETTRONICA NON CONTEMPLATA NEI TRATTATI E L’EURO USATO PER L’ESTERO PER L’IMPORT E L’EXPORT
COS’E’ ?
Una Moneta Pubblica di Stato, di proprietà popolare, che si affianca e si sovrappone all’Euro, solo interna, solo elettronica, non contemplata dai trattati internazionali, quindi non vietata, con un cambio interno solo con Euro a partire da 1:1, senza cambi internazionali, protetta da eventuali ritorsioni e speculazioni valutarie e finanziarie, gestita da una Banca Pubblica, dove tutti i conti correnti hanno la doppia valuta Euro/Lire.
COME FUNZIONA ?
Compri le materie prime all’estero in Euro al 3/6% del prezzo del prodotto finito, trasformi internamente la materia prima in prodotto finito in Lire, con tasse molto basse (28% invece che 88%), con un costo del lavoro inferiore del 60%, rivendi il prodotto finito al 70% del prezzo attuale in Euro, incamerando il 40% di utile in più, in valuta estera, fresca, stabile e forte.
Con la valuta estera incamerata, oltre che aumentare la massa di denaro circolante senza doverlo stampare, compri altre materie prime all’estero o beni di necessità esteri.
Marco Cristolfoli Moneta Pubblica
Non c’entra qusi nulla la Moneta con la nostra economia… COME SI FA A FAR RIPRENDERE L’ECONOMIA ITALIANA COSA LA FRENA ?
Quello che frena la nostra economia è l’ipertassazione, imposte contributi e tasse applicati 3 volte il necessario, che tiene basse le pensioni, i salari, che tiene alti i prezzi, bassa la competitività delle imprese molto alta la disoccupazione.
RIFORMA FISCALE
Ma come si fa a fare una riforma fiscale che migliori notevolemtne tutti questi aspetti negativi ed a garantire che lo Stato abbia tutto il denaro necessario per spesa pubblica ?
LE PRIME COSE DA FARE
La prima cosa da fare per un cittadino, pensionato, lavoratore, imprenditore, politico, economista, è verificare quante imposte, contributi e tasse paghiamo complessivamente, tra reddito e consumi, perche nessuno lo sa e nessuno ve lo dice !
Dopo aver fatto questo calcolo, la seconda cosa da fare è verificare quante tasse pagano gli altri stati, quelli simili al nostro, per territorio, popolazione, per evoluzione economica come Francia, Inghilterra, Germania che ha un Pil doppio rispetto al nostro, Giappone che ha un Pil triplo rispetto al nostro, ma anche i colossi economici come Cina, U.s.a., India, Russia, che hanno caratteristiche molto differenti dalle nostre.
Dopo aver fatto questi calcoli e questi confronti ci renderemo conto che tutte le nazioni che ci stanno davanti economicamente, noi nel 1992 eravamo la 4° potenza economica del Mondo, oggi stiamo al 13° posto e stiamo scivolando sempre piu’ giu’, verso il 20° posto, hanno tutte una pressione fiscale almeno la metà rispetto alla nostra, ed ecco che con evidenza emerge cosa frena la nostra economia e cosa ci fa scivolare ed allontanare da quei paesi che stanno ai vertici dell’economia internazionale la dove dovremmo stare pure noi.
ANALISI E CALCOLI
Se analizziamo la pressione fiscale complessiva italiana su un lavoratore comune, che ha un salario medio il piu’ frequente, tra reddito e consumi avremo :
Reddito : Irpef 26% + Inps 33% = 51%
Consumi : Indirette prezzi al consumo 64,8% + Iva 22% + locali 3% = 72%
Totale Reddito + Consumi = 86%
Notiamo che la nostra pressione fiscale è altissima, con lo stesso principio è calcolato che un pensionato paga il 72%, un imprenditore il 93%, un impresa il 64,8%, un disoccupato il 71% di quel poco che spende (solo sui consumi), quando i nostri concorrenti hanno pressioni fiscali sui lavoratori che vanno dal 35% al 50% e sulle imprese dal 10% al 30%, meno della metà rispetto a noi.
Ora in base ad una analisi realizzata col diagramma di Laffer sulla nostra economia, che mette in relazione la pressione fiscale con l’economia, l’occupazione ed il gettito fiscale, mantenendo questo tipo di sistema fiscale, dovremmo avere una pressione fiscale complessiva sui lavoratori del 42%, e sulle imprese del 20%, che esattamente la media dei nostri competitori, ed è meno della metà di quella che abbiamo oggi.
MA COME SI FA A RIDURRE LA PRESSIONE FISCALE COMPLESSIVA DEL 50% A 360° (400 MLD di eu anno) E GARANTIRE ALLO STATO UN GETTITO FISCALE SUFFICIENTE A GARANTIRE TUTTI I SERVIZI ?
E’ doveroso precisare che una drastica riduzione delle tasse, da ottimi rsultati soprattutto a chi ha una pressione fiscale molto piu’ alta del necessario come la nostra, ovviamente chi ha pressione fiscale piu’ vicina a quella ideale, non puo’ farlo in questi termini e non ottiene gli stessi risultati, ma questi Stati hanno economie molto migliori della nostra ovviamente e non hanno bisogno di queste riforme.
Nuova fiscalità, ridotta del 50%
Reddito : Irpef 5% + Inps *20% = 24% *(dopo riforma Inps)
Consumi : Indirette prezzi al consumo 20% + Iva 5% + locali 1% = 24%
Totale Reddito + Consumi = 42%
La prima cosa che succede dopo il taglio fiscale, è che aumentano le pensioni del 24%, i salari del 49% e diminuiscono i prezzi del 30%, aumenta così la domanda interna, aumentano i consumi, ed aumenta il gettito fiscale sui consumi di pensionati, lavoratori e disoccupati.
La seconda cosa che succede dopo il taglio fiscale, è che le imprese diventano improvvisamente piu’ competitive, vendono di piu’, grazie all’aumento della domanda interna, dei consumi, producono di piu’, fatturano di piu’, spendono di piu’, aumenta cosi il gettito delle imprese sia sui consumi, le spese, sia sui fatturati, sulle vendite.
La terza cosa che succede dopo il taglio fiscale, è che le imprese cominciano ad assumere i disoccupati, che prima non avevano reddito e non avevano consumi, mentre ora guadagnando e spendendo genereranno nuovo gettito sui redditi e nuovo gettito sui consumi, che prima non c’era.
MA COSA SUCCEDE ALLA SPESA PUBBLICA ED AL GETTITO FISCALE CON UN TAGLIO FISCALE DI 400 MLD DI EU ANNO ?
La prima cosa che succede con un taglio fiscale di 400 MLD di eu anno, denaro che ritorna in tasca a 60 mln di cittadini e 5 mln di imprese, tra pensionati, lavoratori, nuovi occupati, imprese, fornitori delle imprese, dopo un calo significativo dei prezzi, è la generazione di un extragettito di 168 MLD di eu per il primo anno, stimato al ribasso, che va a compensare una buona parte del taglio effettuato, denaro che ritorna allo Stato.
La seconda cosa che succede con un taglio fiscale del 50%, è che anche lo Stato risparmia 192 MLD di eu anno sulla psesa pubblica, che sono le tasse sulla spesa che diminuiscono.
Pochi sanno che quando lo Stato spende la sua stragrande maggioranza del denaro, lo fa per pagare le fatture dei fornitori privati dei servizi, sulle quali pesa e paga il 22% di iva e il 64,8% di imposte indirette sui prezzi al consumo, e sui salari dei dipendenti pubblici pesa e paga il 26% di Irpef medio e il 33% di contributo Inps.
Lo Stato oggi spende compessivamente 388 MLD di eu anno di tasse sulle imprese e sui dipendenti pubblici su una spesa pubblica di 870 MLD di eu. E’ vero che poi queste imposte ritornano nelle casse dello stato, ma le deve anticipare ad imprese e dipendenti, che questi non le potranno spendere, perche le dovranno versare allo stato, stato che una volta incassate queste tasse non potrà spenderle, perche le dovrà pagare l’anno successivo ad imprese e dipendenti pubblici e cosi via, tonnellate di denaro che gira in questo vortice vizioso, denaro che non va in tasca a nessuno, ne alle imprese, ne ai dipendenti ne allo Stato.
Riducendo le tasse del 50%, questi 388 MLD che girano a vanvera, diventeranno 192 MLD, mentre gli altri 192 MLD, l’altra metà, quelli tagliati, ritornerebbero in tasca ad imprese e lavoratori, ai cittadini.
Quindi la spesa pubblica dello Stato passerà da 870 MLD a 678 MLD, senza perdere alcun servizio ai cittadini, una diminuzione solo delle tasse sulla spesa.
QUINDI COME TORNANO I CONTI TRA TAGLIO FISCALE E SPESA PUBBLICA?
Ora se abbiamo dato un taglio alle tasse di 400 MLD di eu anno, che hanno generato un extragettito di 168 MLD di eu per il primo anno, soldi che ritornano nelle casse dello stato, stiamo a 232 MLD di copertura (400 -168 = 232), se poi la spesa pubblica si abbassa di 192 MLD di eu anno di tasse, stiamo a 40 MLD di copertura (232-192 = 40), se il nostro deficit abituale è il 2,3% del nostro Pil, 40 MLD, lo utilizziamo per portarci a zero, a pareggio di bilancio (40-40 = 0).
In pratica abbiamo ridotto la pressione fiscale complessiva dal 86% sui lavoratori al 42%, e dal 64,8% al 20% sulle imprese, rimettendo ben 400 MLD di eu anno, per sempre a 60 mln di cittadini e 5 mln di imprese, andando a pareggio di bilancio con un deficit del 2,3% sul Pil, 40 MLD, il primo anno, che saranno recuperati e ripagati dall’avanzo di gettito che avremo nel secondo anno, mentre dal terzo anno in poi si andra sempre in avanzo di gettito, il quale verrà utilizzato per aumentare servizi o investimenti o per ripagare il nostro debito pubblico fatto in maniera inutile dal 1944 al 2021.
Questa operazione dura 5 anni, in contemporanea alla quale si dovrà riformare l’Inps, per poter ridurre il contributo dal 33% al 20%, si dovranno ricollocare 3 mln di lavoratori anziani in pensione, liberando posti di lavoro ai giovani, si dovranno ricollocare 2,5 mln di giovani che non lavorano e non studiano a scuola fino a 18 anni, altri 500mila saranno ricollocati alla leva civile e militare, mente, la rivoluzione fiscale genererà non meno di 3 mln di posti di lavoro grazie alla forte ripresa economica, portando la nostra disoccupazione dal 30% al 1%, da 9 a 1 mln di disoccupati a reddito di disoccupazione temporaneo, fisiologico a rotazione.
Nei 5 anni successivi, grazie alla statalizzazione di tutti i servizi pubblici, delle imprese strategiche, del terzo settore, che oggi sono gestiti da privati, faccendieri, imprese colluse, politicanti, associazioni, fondazioni, onlus, ong, cooperative, protetti ed in associazione con logge, ordini, sette, cosche e mafie, che fanno utili per la cifra stratosferica di 250 MLD di eu anno, denari sottratti allo Stato, sottratti ai cittadini, si potranno ridurre ancora le tasse, arrivando alla “tassazione a scambio”, che pesa complessivamente il 28% sui lavoratori e l’8% sulle imprese, si paga solo l’inps, mentre il resto del getitto i cittadini lo pagano quando comprano i servizi dallo Stato, e lo stato integra gestendo le imprese strategiche, il tezo settore ed alcune imprese monopoliste ad alta automazione.
Avremo una delle tassazioni piu’ eque e piu’ basse dell’occidente che ci permetterà di riprenderci l’economia perduta, da 1.800 MLD di eu anno a 3.400 MLD, dal 13° posto al 6° posto tra le economie piu’ potenti del mondo, a ridosso della Germania e piu’ vicini al Giappone, ripagando il nostro debito pubblico, con l’avanzo annuale in soli 20 anni.
Per quanto riguarda il futuro, a contrasto della automazione industriale, la robotizzazione, l’intelligenza artificiale, che da un lato creano nuovi posti di lavoro, ma dall’altro lo riducono il lavoro in maniera considerevole, le statalizzazioni dovranno estendersi, in maniera parziale o totale, anche a tutte quelle imprese monopoliste, ad alta automazione industriale.
In questo modo le macchine lavoreranno al posto degli esseri umani, senza avere alcun reddito, ma gli utili prodotti dalle vendite dei beni e servizi prodotti dalle macchine andranno in maniera parziale o totale allo Stato, Stato che provvederà attraverso un sistema di “Reddito da Utili di Stato” che si propone in alternativa al “reddito della gleba universale”, proposto da multinazionali e banchieri, andrà a ridistribuire questa ricchezza prodotta a tutti i cittadini in base alle loro situazioni economiche ed eventuali redditi.
Cosi che nel futuro le macchine sovlgeranno la maggior parte del lavoro degli uomini, gli uomini percepiranno gli utili delle macchine che li spenderanno comprando i beni e servizi della macchine nel proprio tempo libero, andando a chiudere così il ciclo economico, dove il denaro non sarà piu’ coperto dal valore del lavoro dell’uomo ma dal valore del lavoro della macchine che però dovranno essere rigorosamente pubbliche e non private come oggi. In questo modo avremo una ricchezza molto meglio ridistribuita e non ci saranno arricchimenti fuori controllo, quegli arricchimenti che hanno permesso ad un groppuscolo di famiglie di acumulare in maniera lecita ma anche illecita tonnellate di denaro che gli hanno permesso di comprarsi tutto, pure gli stati.
Marco Cristofoli Moneta Pubblica Italia Sociale