Obiettivo: Palestina anno zero
A Gaza è cominciata una nuova operazione militare israeliana, battezzata “Guardiani delle Mura”. Il governo ha richiamato ieri 5mila riservisti e dispiegato intorno la Striscia bulldozer e carri armati, a indicare la possibilità di un’operazione via terra. Per ora i tuoni ieri sera sono arrivati dal cielo mentre sale il numero delle vittime: secondo fonti mediche sono 270 i feriti e 53 i palestinesi uccisi a Gaza dall’esercito israeliano, per lo più civili. Tra loro 14 bambini e 3 donne. Due palazzi sono stati rasi al suolo, ieri la torre Hanadi, e nella notte la torre Jahwara, sede dei media palestinesi, evacuati poco prima. Israele ha attaccato la Striscia di Gaza non solo con i missili ma anche con 80 caccia bombardieri fra i quali anche alcuni F35. L’esercito israeliano ha annunciato ai residenti della cittadina costiera di Ashkelon, situata a 13 km dal confine con la Striscia, di restare chiusi nei rifugi fino a nuovo comunicato. Tel Aviv assicura comunque la quasi impenetrabilità del decantato sistema di difesa Iron Dome, in grado di intercettare il 90% dei razzi lanciati: il portavoce dell’esercito, Hilda Zilberman, ha reso noto di aver colpito più di 500 obiettivi di Hamas nella striscia di Gaza, anche sotterranei. Secondo le agenzia di stampa palestinesi gli aerei israeliani avrebbero invece attaccato gli uffici governativi nella Striscia di Gaza. Secondo il portavoce del ministero dell’Interno Iyad al-Bazm, anche gli edifici del quartier generale della polizia sono stati distrutti mentre alcune stazioni di polizia di altre città sarebbero state pesantemente danneggiate. Le vittime iniziano però a contarsi anche nel resto della Palestina storica. In Cisgiordania come in diverse città palestinesi o miste in Israele ieri notte sono esplose le proteste. A Nazareth, Haifa, Jaffa, Umm al-Fahem, al-Mashad, Tamra e a Led, la città nel centro di Israele dove la tensione è esplosa in modo più violento. Nella notte a Led sono state bruciate auto ed edifici durante le proteste palestinesi, in una delle città miste che più di altre è simbolo delle discriminazioni interne allo Stato di Israele. A meno di 20 km da Tel Aviv, la città è divisa da un muro che separa i quartieri ebraici da quelli palestinesi, con livelli di servizi molto diversi, in particolare quelli abitativi pubblici. Il ministro della Difesa Gantz ha ordinato all’esercito d’intervenire, mentre quello alla pubblica sicurezza annunciava lo stato di emergenza, per la prima volta in 66 anni. In una dura repressione la polizia israeliana ha così arrestato 270 palestinesi arrestati, mentre oggi il presidente israeliano Rivlin ha definito le proteste palestinesi “un pogrom” compiuto da “una folla araba assetata di sangue”. Ma le violenze proseguono anche a Gerusalemme: ieri sera per la terza volta in pochi giorni, le forze di polizia israeliane hanno compiuto un raid sulla Spianata delle Moschee e hanno di nuovo impedito ai medici della Mezza Luna rossa di entrare a soccorrere i feriti. Prima dell’ennesimo raid, ai palestinesi di Gerusalemme sono arrivati sms sui cellulari in cui le autorità israeliane li avvertivano di non prendere parte alle proteste. Gli sms recavano questo minaccioso messaggio: “Ciao! Sei stato segnalato per aver preso parte ad atti violenti alla moschea di al-Aqsa. Ne sei responsabile. L’intelligence israeliana”. intanto, torna a parlare il premier israeliano Netanyahu che minaccia l’uso “del pugno di ferro se necessario” per “fermare l’anarchia e riportare l’ordine nelle città di Israele”. “Hamas – ha proseguito Netanyahu – riceverà un colpo che non si aspetta. Israele intensificherà ulteriormente la potenza ed il ritmo degli attacchi”, mentre da Washington arriva l’atteso sostegno: il consigliere alla Sicurezza, Jake Sullivan, ha parlato di “diritto di difesa di Israele” e condannato “il lancio di razzi di Hamas e di altri gruppi terroristici”. Hamas e il Jihad islamico stanno rispondendo con un fitto lancio di missili, centinaia, verso le città israeliane del sud: cinque i morti, tra cui un bambino. Secondo gli ultimi aggiornamenti da Gaza sarebbero stati lanciati oltre un migliaio di razzi e colpi di mortaio. I giovani palestinesi hanno fatto sapere lunedì scorso che il tempo del silenzio è finito. Poco dopo le 15 oggi le brigate Ezzeddin al Kassam, braccio militare di Hamas, affermano di aver lanciato 15 razzi in direzione Dimora, città israeliana che ospita una centrale nucleare. “L’esercito israeliano continuerà con gli attacchi finchè non li avremo ridotti al silenzio”, ha commentato il Ministro della difesa israeliana. Il lento genocidio del popolo palestinese è ora velocizzato dai ritmi della guerra che la nuova normalità ha in serbo per noi, insieme a un nuovo equilibrio per il Medio Oriente
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