di Gionata Chatillard
Missili russi su navi occidentali. Così potrebbe finire la storia che ha iniziato a raccontare ieri l’agenzia Reuters, assicurando che lo Yemen sarebbe in trattative con Mosca per acquistare una partita di Yakhont, noti anche con il nome di P-800 Oniks. Armi, in definitiva, che permetterebbero agli Houthi di attaccare con maggiore precisione le navi commerciali dirette a Israele, che ormai da quasi un anno vengono prese di mira dal gruppo filoiraniano.
Dietro ai colloqui fra le parti -che Reuters definisce “segreti”- ci sarebbe infatti proprio Teheran, che avrebbe agito come intermediario in almeno 2 occasioni. Le negoziazioni sarebbero iniziate già sotto la Presidenza di Ebrahim Raisi, morto in un incidente in elicottero lo scorso maggio. Obiettivo finale sarebbe quello di armare lo Yemen con missili antinave all’avanguardia, capaci di sfiorare la superficie del mare a una velocità più che doppia di quella del suono, rendendo così difficile la loro intercettazione.
In passato, la Russia ha già fornito questo tipo di materiale bellico a Hezbollah. Tuttavia, il fatto che anche lo Yemen potrebbe presto disporre degli Yakhont preoccupa non solo Israele e gli Stati Uniti, ma anche l’Arabia Saudita, che da quei missili si sente direttamente minacciata. Elemento, questo, che sta forse complicando le trattative in corso, dal momento che queste si svolgono in un clima di relativo riavvicinamento fra Teheran e Riyad.
Già lo scorso giugno, Vladimir Putin aveva avvertito che avrebbe potuto inviare missili ai propri alleati in risposta ai rifornimenti di armi occidentali all’Ucraina. Ed è interessante notare come anche in questo caso, se l’affare dovesse andare in porto, non si tratterà di una semplice vendita di materiale bellico. Così come gli ucraini non sono in grado di gestire i missili statunitensi ed europei senza l’intervento diretto delle truppe occidentali, allo stesso modo gli Houthi avranno bisogno dell’assistenza dei militari russi per poter usare gli Yakhont. Il che segnala non solo come i legami fra Mosca e Teheran sembrino destinati a diventare sempre più stretti, ma anche come per il Cremlino sia strategicamente sempre più difficile mantenere l’equidistanza nello scacchiere mediorientale.