di Elisa Angelone
I legami tra Russia e Cina sono sempre più solidi, tanto che Pechino ha messo fine al sostegno al Giappone circa la rivendicazione delle isole Curili.
A tutto questo si accompagna il declino sempre più rapido del dollaro, che un tempo vantava il monopolio delle transazioni energetiche e che ora viene rimpiazzato dalle valute nazionali, in primis dallo yuan cinese.
Stando a quanto riferito dal legislatore russo Aleksandr Babakov, i BRICS starebbero lavorando comunque alla creazione di una propria valuta – garantita dall’oro e da altre materie prime – che verrà collaudata nel corso di un primo periodo di prova tra i paesi membri e i futuri paesi entranti. I dettagli a riguardo, avrebbe dichiarato Babakov, saranno resi noti durante il prossimo vertice dei BRICS in Sudafrica.
Dal fronte energetico, è notizia di ieri che l’OPEC+ ha deciso di ridurre la produzione giornaliera di petrolio portandola a 1,66 milioni di barili al giorno. Una mossa, decisa in primis da Arabia Saudita e Russia, a cui gli Stati Uniti non hanno nascosto la loro irritazione. Il settore sta infatti sfuggendo sempre più di mano a Washington, a maggior ragione ora che Riyad ha deciso di aderire all’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai come partner di dialogo. Il principe ereditario dell’Arabia Saudita, d’altra parte, si dice “non più interessato a compiacere gli Stati Uniti”.