di Margherita Furlan
Venerdì 13 settembre Washington ha annunciato che prenderà provvedimenti per eliminare la disposizione commerciale de minimis che consente ai pacchi di valore inferiore a 800 dollari di entrare negli Stati Uniti esenti dai dazi doganali. Secondo la Casa Bianca, negli ultimi dieci anni il volume di questo genere di spedizioni è passato da 140 milioni a oltre 1 miliardo all’anno: di queste, come riportano alcune stime, le popolari piattaforme cinesi di di e-commerce, Shein e Temu, rappresenterebbero più del 30%. Le nuove regole commerciali, che dovranno ora essere approvate dal Congresso, puntano a escludere i prodotti soggetti alle tariffe della Sezione 301 del Trade Act sulle merci cinesi.
Le tariffe doganali già confermate saranno invece applicate dal 27 settembre e riguarderanno i prodotti di settori “strategici” importati dalla Repubblica popolare: veicoli elettrici (100%), celle solari (50%) e acciaio, alluminio e batterie per gli EV (25%). Da gennaio i chip saranno sottoposti a dazi del 50%.
La Cina ha espresso forte insoddisfazione per gli aumenti tariffari degli Stati Uniti sulle importazioni cinesi, come dichiarato sabato 14 settembre dal ministero del Commercio. Pechino ha sollecitato Washington a “correggere la malefatte” e ha promesso di adottare “misure necessarie” per proteggere gli interessi delle aziende cinesi.
Nel frattempo, durante una conferenza stampa nel volo di ritorno da Singapore, Bergoglio ha dichiarato che la Cina è “una promessa e una speranza per la Chiesa”. Al termine del suo tour di 12 giorni in quattro nazioni del Sud-Est asiatico e dell’Oceania, il Capo d’Oltre Tevere ha risposto alle domande di un giornalista cinese elogiando il buon risultato raggiunto nei negoziati per rinnovare l’accordo del 2018 sulla nomina dei vescovi e ha ribadito di voler visitare la Repubblica popolare.