di Gionata Chatillard
Il sanguinoso conflitto che va avanti in Yemen dal 2015 è tutt’altro che risolto, ma i lunghi periodi di tregua degli ultimi mesi sembrano aver aperto uno spiraglio di luce verso la possibile uscita da una guerra che ha causato la morte di centinaia di migliaia di persone. In questo contesto, è significativo che i momenti di parziale distensione siano stati direttamente proporzionali al progressivo allontanamento dell’Arabia Saudita dalla sfera di influenza statunitense. Un processo che potrebbe accelerarsi ulteriormente dopo la ripresa delle relazioni diplomatiche tra Riyad e Teheran, ovvero fra le 2 potenze regionali che da 8 anni si stanno affrontando in Yemen, anche per procura.
A cambiare le cose è stata in qualche modo la guerra in Ucraina. Il conflitto in Europa Orientale ha infatti spinto l’Arabia Saudita a voltare le spalle alla Casa Bianca per strizzare invece l’occhio al multilateralismo di cui Russia e Cina si fanno portavoce. Non a caso, la ripresa dei rapporti diplomatici fra Riyad e Teheran è stata partorita direttamente a Pechino, senza che né gli Stati Uniti né Israele abbiano avuto alcuna voce in capitolo. Una svolta storica quindi, che ha anche permesso alle parti in causa di siglare importanti accordi in materia di sicurezza. Secondo la testata The Cradle, l’Arabia si sarebbe infatti impegnata a non finanziare più i gruppi armati accusati dall’Iran di “terrorismo”. Viceversa, Teheran avrebbe garantito a Riyad che gli houti dello Yemen, sostenuti proprio dalla Repubblica Islamica, avrebbero smesso di lanciare attacchi in territorio saudita.
A portare a questo nuovo quadro geopolitico sono però state anche le ottime prestazioni militari di questa fazione sciita, che non solo ha resistito alle offensive di Riyad, ma è anche riuscita a guadagnare terreno. E questo nonostante gli Stati Uniti, tra il 2015 e il 2020, abbiano fornito armi all’Arabia Saudita per un valore totale di oltre 60 miliardi di dollari, moltiplicando per 12 la cifra dei 5 anni precedenti. Per Riyad, insomma, si tratta di una mezza sconfitta militare. Motivo per cui la dinastia degli Al Saud, che già ha disubbidito a Washington sulla questione del petrolio, starebbe pensando di abbassare notevolmente il suo livello di ingerenza nel vicino Yemen.
La nuova intesa fra Riyad e Teheran, sebbene debba ancora essere messa alla prova dei fatti, potrebbe inoltre segnare una nuova era geopolitica non solo a San’a’ e dintorni, ma anche in tutto il Medio Oriente, conflitto israelo-palestinese incluso. Il tempo dirà se si tratta di un fuoco di paglia o di un reale cambio degli assetti regionali. La realtà, tuttavia, è che una timida luce alla fine dell’oscuro tunnel yemenita è apparsa proprio quando Washington è stata fatta uscire dall’equazione.







