di Elisa Angelone
E’ ancora caos in Pakistan. E non solo per la grave crisi economica ed energetica che il Paese sta attraversando da mesi, ma anche per la crisi politica che vede protagonista il deposto premier Imran Khan.
L’ex primo ministro pakistano e leader dell’opposizione è stato dichiarato ineleggibile dalla Commissione Elettorale lo scorso ottobre ed è accusato di abuso d’ufficio per non aver dichiarato una parte dei regali diplomatici ricevuti durante il suo mandato. Accuse che l’ex premier continua a negare.
In ogni caso, Khan gode ancora del supporto della maggior parte della popolazione pakistana, che da mesi scende in piazza a sostegno dell’ex premier, verso cui sono stati emessi già diversi mandati d’arresto. L’ultimo ad inizio marzo, che ha visto la polizia scontrarsi violentemente con i sostenitori di Khan davanti alla residenza di quest’ultimo con cannoni ad acqua e gas lacrimogeni, al punto da portare le forze dell’ordine a desistere e rinviare l’operazione di arresto.
Khan, dal canto suo, ha esortato i suoi seguaci a continuare a manifestare contro il rinnovato tentativo di arresto nei suoi confronti, insinuando su Twitter che il reale obiettivo delle autorità pakistane sarebbe quello di rapirlo e ucciderlo.
A tutti gli effetti, la figura di Khan è ad ogni modo scomoda, in quanto il suo partito è teso più che mai a svincolarsi dal sistema di alleanze occidentali che vorrebbero che il Pakistan prendesse posizione contro la Russia di Putin per il conflitto in Ucraina – cosa che, quando era ancora in carica, l’ex premier Khan si era rifiutato di fare. Da lì a poco, casualmente, seguì la sua estromissione.