di Gionata Chatillard
“Stiamo imparando dall’Ucraina a difenderci”. Questo, in sintesi, è il messaggio lanciato dal vice ministro degli Esteri taiwanese, Alexander Yui, che con le sue parole ha esplicitamente stabilito un parallelismo fra quanto sta succedendo in Europa Orientale e ciò che a breve potrebbe succedere nel quadrante asiatico. Un’analogia non proprio di buon auspicio per Taipei, ma che viene sbandierata dai governanti dell’isola per assicurarsi un ruolo da paladini della democrazia planetaria nei prossimi copioni bellici che il Pentagono sembrerebbe già aver messo in cantiere.
“In termini di valori, Taiwan è in prima linea nella difesa della libertà, proprio come l’Ucraina lo è in Europa”, ha detto Yui alla testata argentina Infobae, assicurando che il Governo taiwanese starebbe facendo tesoro di quanto sta accadendo in Europa. “Stiamo imparando molte lezioni su come difendere la nostra patria”, ha infatti spiegato il viceministro, prima di sottolineare come Taipei sia già corsa ai ripari acquistando armi di ultima generazione per prepararsi a un conflitto contro Pechino.
La guerra, d’altronde, è per il viceministro una possibilità più che concreta. Secondo Yui, la Cina non sarebbe altro che un “regime autoritario” che attraverso lo strumento militare intenderebbe “modificare l’ordine mondiale” in combutta con la Russia. La differenza con quanto sta succedendo in Ucraina, ha però aggiunto il viceministro, è che le conseguenze di un conflitto in Asia sarebbero ben più catastrofiche, dal momento che Taiwan è parte integrante delle catene di produzione globali, soprattutto per quanto riguarda gli ormai imprescindibili microchip. “Se qui scoppiasse la guerra”, ha riassunto Yui con un’immagine, “nel mondo si fermerebbero anche gli orologi”.