di Elisa Angelone
Come già annunciato all’inizio dell’anno dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, il virus dell’aviaria potrebbe essere protagonista della prossima pandemia. Già, perché l’arrivo di una nuova pandemia è dato ormai per scontato dai sedicenti esperti, che devono essere al corrente dei piani più alti dell’agenda globalista. Occorre dunque soltanto stabilire quale sarà il prossimo virus da temere. L’aviaria sembra essere il prescelto perché, sebbene interessi il pollame, a quanto pare, il ceppo H5N1 avrebbe infettato altri mammiferi. Dunque il rischio, secondo l’OMS, è che possa trasmettersi anche agli esseri umani. Ed è qui che entrano in gioco il panico e, ovviamente, i vaccini – due elementi che, vista l’esperienza degli ultimi due anni, devono andare di pari passo.
Ecco che dall’agenzia Reuters proviene una notizia rassicurante (si fa per dire): i maggiori produttori di vaccini, come GSK, Moderna e CSL Seqirus, sarebbero già all’opera per sviluppare e testare campioni di vaccini contro l’influenza aviaria per gli esseri umani. Il tutto “in via precauzionale”. Sebbene il rischio di infezione per gli umani sia basso, infatti, “non possiamo presumere che rimarrà così”, aveva avvisato sinistramente il direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus a inizio febbraio.
Insomma, le grandi aziende farmaceutiche già annusano i profitti della prossima ondata di panico indotto e assicurano di essere in grado di produrre “centinaia di milioni di vaccini anti influenzali” nel giro di pochi mesi qualora un nuovo ceppo di aviaria dovesse infettare l’uomo.
La Commissione Europea fa sapere di aver già preventivamente firmato due contratti per l’acquisto di vaccini contro l’aviaria per uso animale con GSK e Seqirus. Tuttavia, scrive Politico, questi vaccini vengono prodotti utilizzando uova, il che rappresenterebbe un problema nel momento in cui il pollame morisse o venisse abbattuto a causa proprio dell’aviaria. A “salvarci”, quindi, potrebbero essere proprio i vaccini a mRNA, che permetterebbero anche di ridurre i tempi di produzione.
La macchina mediatico-pandemica si è rimessa in moto.