di Margherita Furlan e Fabio Belli
Il Segretario di Stato statunitense, Antony Blinken, ha proposto di sostenere l’Azerbaigian con le armi contro l’Iran. “L’Azerbaigian ha un lungo confine con l’Iran e ha bisogno di protezione”, ha detto Blinken sollecitando l’abrogazione dell’emendamento 907 che vieterebbe l’assistenza statunitense all’Azerbaigian.
Da parte sua, Teheran avrebbe avvertito Baku “di non prendere decisioni sbagliate” mettendo a repentaglio le relazioni bilaterali tra i rispettivi paesi. La Repubblica Islamica ha messo in chiaro che non permetterà interferenze al confine con l’Armenia, intendendo proporsi al contempo come partner affidabile per la sicurezza di Yerevan. Armenia che, seppure membro dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva, ha stabilito oggi che lo Statuto di Roma, cioè il trattato che ha istituito la Corte penale internazionale (Cpi), è conforme alla propria Costituzione. E questo implica che, se il presidente russo Vladimir Putin e la commissaria per i diritti per l’infanzia Maria Lvova-Belova si dovessero recare in Armenia, alle autorità armene verrebbe richiesto di arrestarli, dal momento che recentemente la Cpi ha emesso dei mandati d’arresto a loro carico. Le alleanze globali stanno dunque traballando in attesa della formazione di nuovi equilibri.
Allo stesso tempo, Arabia Saudita e Siria, con la mediazione della Russia, starebbero negoziando il ripristino dei legami diplomatici con l’obiettivo di riaprire le rispettive agenzie nei due paesi. Qualora venisse raggiunto un accordo, Damasco cesserebbe la fase di prolungato isolamento dagli altri Stati arabi. E non solo visto che il Primo Ministro siriano, Hussein Arnous, ha oggi discusso con l’Ambasciatore cinese a Damasco, Shi Hongwei, di un rafforzamento delle relazioni bilaterali.
La Cina però sembra tornare di moda anche in Europa. Tanto che il presidente francese Emmanuel Macron, durante una conferenza stampa a Bruxelles, ha dichiarato di avere una visione comune con il Cancelliere tedesco Olaf Scholz, ovvero quella di cercare di arrivare alla massima collaborazione con la Cina nel fare pressione sulla Russia per porre fine al conflitto ucraino.
Stesso obiettivo del Lula, che dal Brasile domenica partirà per Pechino. Secondo quanto riferito dal ministero degli Esteri brasiliano, dopo che oggi di Dilma Rousseff è stata ufficialmente nominata presidente della Banca dei Brics, Lula intende proporre un “club della pace” per trovare un accordo sull’Ucraina. Chiaramente con la partecipazione attiva di Pechino. Il Sud del mondo è ora dunque il perno per la costruzione di un nuovo futuro, da cui si allontana sempre più il Vecchio Continente, oramai vecchio di nome e di fatto.