di Gionata Chatillard
Prosegue senza sosta l’offensiva diplomatica cinese, con Pechino ormai tornata prepotentemente alla ribalta internazionale dopo gli anni di auto-isolamento. Forte del suo nuovo mandato presidenziale, Xi Jinping intende sfruttare l’espulsione della Russia dal club occidentale per prendere le redini della transizione geopolitica in corso. Per farlo, il Governo cinese ha imbastito una fitta agenda diplomatica che in tempi strettissimi ha portato a considerevoli risultati. In questione di giorni, Pechino è infatti riuscita a proiettarsi come potenza di riferimento in Medio Oriente riuscendo a mettere d’accordo Iran e Arabia Saudita, per poi volare a Mosca e dimostrare al mondo intero come l’asse sino-russo non sia una barzelletta, ma una solida alleanza destinata a modellare i futuri equilibri planetari.
Ma mentre il presidente della potenza asiatica giocava al Cremlino la sua partita con Vladimir Putin, in Cina si stavano già scaldando a bordo campo i traduttori di spagnolo e portoghese. In un incessante susseguirsi di incontri di altissimo livello, Xi ha infatti deciso di convocare a Pechino Pedro Sánchez. Il premier spagnolo si recherà nella capitale cinese il 31 marzo, quando raccoglierà il testimone del presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che proprio quel giorno terminerà la sua visita nel paese asiatico.
Con Sánchez, al centro dell’agenda ci sarà probabilmente il conflitto in Europa Orientale. Sebbene Madrid non sia disposta a fare nessuna concessione sull’integrità territoriale dell’Ucraina -un po’ per obbedienza a Washington, un po’ per non dare troppi argomenti ai movimenti separatisti iberici-, il Governo spagnolo ha comunque sempre evidenziato il ruolo chiave di Pechino nell’influenzare le mosse del Cremlino sul fronte di guerra. Nelle ultime settimane, Sánchez ha parlato sempre più spesso di “piani di pace”, e già a novembre il premier spagnolo aveva avuto un incontro bilaterale con Xi a margine del G20 di Bali.
Il viaggio del primo ministro a Pechino avrà praticamente il rango di una visita di Stato. Sánchez non solo se la vedrà faccia a faccia con le principali autorità della Repubblica Popolare, ma parteciperà anche all’inaugurazione del Boao Forum, una sorta di Davos cinese che si terrà nella provincia di Hainan. Il tutto mentre si compie il 50° anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra i due paesi, e con Madrid pronta a occupare la Presidenza dell’Unione Europea nel secondo semestre di quest’anno.
Ma se la visita di Sánchez è rilevante, quella di Lula è direttamente mastodontica, soprattutto se messa a confronto con la recente trasferta statunitense del capo di Stato brasiliano. Il presidente, infatti, partirà questa domenica alla volta della Cina accompagnato da 240 persone fra ministri, parlamentari e uomini d’affari. Una delegazione gigantesca per quelli che sono gli standard del paese sudamericano, di cui la Cina è da ormai più di 10 anni il principale partner economico.
In questo caso, al centro dell’attenzione non ci sarà dunque la questione ucraina, ma quella del commercio bilaterale, con Lula che sembra intenzionato non solo a firmare l’adesione di Brasilia alla Nuova Via della Seta, ma anche a visitare di persona il quartier generale di Huawei, il gigante cinese delle telecomunicazioni messo parzialmente al bando dagli Stati Uniti. Ennesima dimostrazione di come a dar retta alle sanzioni di Washington ci sia ormai solo una ristretta cerchia di paesi, in buona parte occupati militarmente dal Pentagono. Gli altri, che rappresentano all’incirca l’85% della popolazione mondiale, preferiscono ormai bussare, in misura sempre maggiore, alla porta di Pechino.