di Jeff Hoffman
In seguito alla trasmissione di un’intervista al capo della sezione africana di Al Qaeda, il governo del Burkina Faso ha definitivamente bandito dal paese l’emittente televisiva France 24 e Radio France International.
A farlo sapere, lunedì 27 marzo, è lo stesso ministro delle comunicazioni Abdelmalek Droukdel.
“France 24 non sta solo agendo come portavoce di terroristi, ma peggio, sta fornendo uno spazio per la legittimazione delle azioni terroristiche e dell’incitamento all’odio”, ha precisato con estrema chiarezza il ministro.
“Accuse infondate”, ha prontamente risposto l’emittente francese.
I primi di marzo, però, France 24 ha effettivamente intervistato Yezid Mebarek, nome di battaglia Abu Ubaydah Yusuf al-Anabi, guida dell’importato terrorismo internazionale nel Sahel a cui l’emittente francese ha evidentemente voluto garantire il diritto di parola.
I rapporti fra Burkina Faso e Francia sono peggiorati all’inizio dell’anno quando la giunta militare ha dato un mese di tempo all’esercito francese per prendere baracca e burattini e lasciare il paese.
All’inizio di questo mese, il ministero degli Esteri ha dismesso un accordo del 1961 sull’assistenza militare francese, in vigore da quando Parigi concesse al Burkina Faso, conosciuta allora come Repubblica dell’Alto Volta, la quasi indipendenza.
Il nodo della questione, in ogni caso, è la mancata capacità (o mancata volontà) delle forze francesi di liberare i territori del Sahel dai terroristi vestiti di nero. Nodo che, d’altronde, è condiviso dal Mali che, poco prima del Burkina Faso, ha anch’esso cacciato l’esercito francese dal paese.
In risposta al fallimento parigino nel contenere l’ascesa del terrorismo nella regione, infatti, i due stati africani non soltanto hanno chiuso le porte alla Francia, ma hanno anche consolidato i rapporti diplomatici con la Russia a cui, per altro, stanno anche chiedendo assistenza militare nella lotta contro il jihadismo.