di Margherita Furlan e Fabio Belli
“Le critiche di Washington a Mosca per aver collocato armi nucleari tattiche in Bielorussia suonano come parole vuote; ciò è un vivido esempio di ipocrisia della politica americana”.
È quanto ha affermato l’ambasciatore russo negli Stati Uniti, Anatoly Antonov, che ha sottolineato come pure gli Stati Uniti detengono le proprie armi nucleari in altri paesi tra cui l’Italia ed altri quattro stati come Belgio, Germania, Olanda e Turchia.
Nello specifico ad Antonov è stato chiesto di commentare le osservazioni fatte dal portavoce del Dipartimento di Stato statunitense, Vedant Patel, che aveva accusato di “retorica nucleare irresponsabile” la Russia rea, secondo lui, di “minare la stabilità strategica in Europa”.
“I funzionari statunitensi hanno una memoria estremamente corta”, ha dichiarato su Telegram l’ambasciatore russo, aggiungendo che casomai sarebbe Washington che da tempo distruggerebbe sistematicamente la base giuridica delle relazioni bilaterali in ambito strategico. “Cercando di trovare una pagliuzza nell’occhio di qualcun altro, hanno smesso di vedere la trave nei propri occhi molto tempo fa”, ha detto Antonov, rinfrescando la memoria alla controparte statunitense visto che fu Washington a ritirarsi dal Trattato sui missili antibalistici nel 2002, nonché dai Trattati sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF). Fra le accuse dell’ambasciatore vi è anche quella che gli Stati Uniti non avrebbero rispettato i limiti del Nuovo Trattato START, motivo per cui, sostiene Antonov, Mosca si sarebbe ritirata dall’accordo.
“Abbiamo ripetutamente dimostrato al mondo i doppi standard di Washington, al quale è permesso tutto, mentre al resto del mondo, in particolare alla Russia, non è permesso nulla”, ha concluso Antonov.
Ad ogni modo, se fino a oggi la Russia si vantava di non schierare armi atomiche al di fuori dei propri confini – a differenza del rivale americano – da luglio non potrà più farlo. Questo è già di per sé un messaggio: l’installazione di un deposito di armi atomiche in Bielorussia rende infatti più permeante la volontà di deterrenza o eventuale reazione lungo tutto il fianco orientale della Nato perché le batterie Iskander-M in Bielorussia hanno un raggio d’azione che supera i 500 chilometri, che mette in guardia non solo l’Ucraina ma anche porzioni di Cechia, Slovacchia, Ungheria, Romania.
In Cina, un articolo sull’organo di stampa in lingua inglese del Partito comunista, Global Times, tende ad appoggiare la tesi del trasferimento di bombe atomiche nella Russia Bianca come atto dovuto della Russia, “costretta a reagire” alle provocazioni del Regno Unito. Dunque l’installazione di un arsenale atomico nel paese satellite sarebbe diretta risposta alla fornitura di munizioni all’uranio impoverito all’Ucraina. Gli osservatori cinesi rimarcano sì la necessità di contenere la proliferazione nucleare, ma alludendo in realtà a quella a stelle e strisce. Pechino contesta infatti le circa cento testate immagazzinate in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia. Un modo per avvertire Washington che non saranno ammesse bombe non convenzionali americane a ridosso dell’area litoranea cinese.