di Jeff Hoffman
Riporta la firma del governo yemenita degli Houthi il memorandum d’intesa siglato dalla società cinese Anton Oilfield Services Group, nota come AntonOil, e da un rappresentante del governo di Pechino interessati a investire nella ricerca del petrolio nel paese devastato dalla guerra.
“La Cina deve recuperare il suo ruolo vitale nella regione e porre fine all’egemonia occidentale e alla distruzione della stabilità e della sovranità dei paesi dell’Asia occidentale, alla distruzione delle nazioni e all’accensione di conflitti e guerre”, ha commentato Ali Al-Qahoum, membro di spicco del movimento Houthi.
Il ministro del petrolio e dei minerali del governo di Sanaa, Ahmed Dares, che ha firmato il documento, ha anche invitato le imprese straniere a visitare lo Yemen per capirne il potenziale e le opportunità di investimento, spiegando però che il soggetto con cui trattare è il governo Houthi di Sanaa, e non il Consiglio di Leadership Presidenziale riconosciuto dalla comunità internazionale.
D’altro canto, ponendo la firma sull’accordo, Pechino riconosce de facto il Governo di Salvezza Nazionale guidato dagli Houthi, non più definiti “ribelli” dalle agenzia di stampa internazionale.
In seguito all’accordo di pace mediato da Pechino tra Iran e Arabia Saudita, in ogni caso, il governo guidato dal Principe Bin Salman ha inviato a Sanaa una delegazione che, il mese scorso, ha avviato una trattativa di pace che sta ridando speranza allo Yemen, la cui emergenza umanitaria è ancora in pieno corso.
Pur non mancando le denunce per locali violazioni del cessate il fuoco, la via della pace sembra essersi definitivamente aperta.