di Elisa Angelone
Un recente rapporto dell’ONG britannica Action on Armed Violence mette in luce l’operato tutt’altro che trasparente delle forze speciali britanniche (UKSF).
Basata sulle informazioni reperibili sui principali media nazionali e internazionali, l’analisi dell’organizzazione evidenzia come, nel periodo dal 2011 al 2020, le forze speciali del Regno Unito siano state dispiegate operativamente in ben 19 paesi, tra cui l’Ucraina, dove avrebbero condotto attività di addestramento congiunte con le forze speciali ucraine e statunitensi.
Ma non solo. Tra le numerose attività delle forze britanniche in giro per il mondo figurerebbero anche l’uccisione di civili e l’occultamento di crimini di guerra in Afghanistan, l’omicidio di cittadini britannici in Iraq e in Siria, l’addestramento dei ribelli siriani, la partecipazione al rovesciamento di Gheddafi in Libia, nonché diverse missioni di cattura e combattimento contro organizzazioni terroristiche soprattutto in Africa e in Medio Oriente. Stando ai dati dell’analisi, nell’ultimo decennio queste unità speciali si sarebbero principalmente concentrate sull’addestramento delle forze straniere, spostandosi da un paese all’altro. Le condizioni sulla base delle quali operano le forze speciali britanniche sono strettamente riservate e, nonostante numerosi casi di “cattiva condotta”, non sarebbero sottoposte ad alcuna supervisione parlamentare, si legge nell’analisi, che denuncia altresì come non esista nemmeno un meccanismo di revisione retrospettiva delle loro attività. Da cui la necessità, secondo i vertici dell’ONG britannica, di garantire maggiore trasparenza sulle operazioni militari britanniche all’estero e il rispetto dei diritti umani, che, com’è evidente ancora oggi, non sono nell’interesse dell’élite del Regno Unito e dei suoi più stretti alleati. Gli stessi che hanno preparato e portano avanti ora il conflitto contro la Russia.