di Fabio Belli
Oggi, 12 giugno, si è svolta a Riyadh la prima delle due giornate della decima conferenza commerciale arabo-cinese.
Una giornata altamente produttiva per il Regno Saudita e il Paese del Dragone visto che sono stati stipulati circa 30 accordi di investimento per un valore di 10 miliardi di dollari in vari settori tra cui tecnologia, energie rinnovabili, agricoltura, proprietà immobiliari, minerali, catene di approvvigionamento, turismo e assistenza sanitaria. Nel dettaglio il Regno ha stipulato un accordo da 5,6 miliardi di dollari con Human Horizons, uno sviluppatore cinese di tecnologie di guida autonoma e produttore di auto elettriche, un altro da 266 milioni di dollari con uno sviluppatore Android di Hong Kong e un altro ancora da 250 milioni di dollari con un produttore cinese di vagoni ferroviari.
L’evento, come di consueto, è organizzato dai ministeri degli Investimenti e degli Esteri dell’Arabia Saudita in collaborazione con il Segretariato generale della Lega araba, il Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale e l’Unione delle camere arabe.
Il ministro dell’Energia saudita, principe Abdulaziz bin Salman, ha espresso soddisfazione per la collaborazione con la seconda economia più grande del mondo. Una sinergia tra i due paesi che i sauditi, parallelamente alla Nuova Via della Seta, starebbero portando avanti con il progetto Vision 2030. Il volume degli scambi tra Arabia Saudita e Cina, infatti, ha raggiunto i 106 miliardi di dollari nel 2022, registrando un aumento del 30% rispetto all’anno precedente.
Nel frattempo la Russia ha firmato con l’Oman, altro stato del Golfo, un accordo che elimina la doppia imposizione fiscale in vigore. Lo ha annunciato il vice ministro della finanze russo Aleksey Sazanov che ha espresso soddisfazione per il +46% sugli scambi commerciali tra i due paesi nell’ultimo esercizio ed ha spiegato che l’accordo stabilirà, a partire dal 2024, una ritenuta d’acconto generale del 15% sui redditi da dividendi e un’aliquota ridotta del 10% per le società detentrici della quota di almeno un quinto di società che pagano dividendi. Con l’obiettivo di proteggere gli investitori in entrambi i paesi.
E dal mondo multipolare isolato, ma solo dallo sparuto Occidente, è tutto.