di Gionata Chatillard
Nonostante il fallito tentativo del 2020, i piani per mettere in atto una rivoluzione colorata a Minsk sono tutt’altro che decaduti. A confermarlo è un recente articolo del Times, che spiega come centinaia di bielorussi in esilio si stiano preparando per rovesciare il Governo di Aleksander Lukashenko.
Il loro quartier generale si trova nelle vicinanze della città polacca di Poznan, dove è in corso un programma di addestramento militare condotto dalla milizia Bypol. Questo gruppo di dissidenti, formato da ex agenti di sicurezza fino a poco tempo fa leali a Minsk, riceve sostegno logistico ed economico dai paesi occidentali. Negli ultimi mesi, Bypol si è reso protagonista di diversi attacchi terroristici in territorio bielorusso e diverse fonti sospettano che sia attivo anche in Ucraina, Lettonia, Lituania e Repubblica Ceca. Non sorprenderebbe quindi che fra i suoi obiettivi possa esserci quello di trascinare Minsk nel conflitto in Europa orientale, per poi eventualmente approfittare del caos e defenestrare Lukashenko.
Che un allargamento della guerra fosse nell’aria non era d’altronde un mistero. Sono anzi gli stessi media occidentali a sdoganare apertamente questa possibilità, come ha fatto il quotidiano La Stampa in un recente articolo in cui assicura che la NATO sarebbe ormai pronta a “varcare il Rubicone”, ovvero che ci sarebbero diversi paesi –con la solita Polonia in testa- ormai decisi a scendere direttamente in campo contro la Russia. “Il fragile tabù del non intervento”, si legge sulla testata torinese, “sembra pronto a spezzarsi”. Tanto che l’entrata in guerra dell’Occidente, dice il quotidiano, è ormai “inevitabile”.