di Elisa Angelone
Giornate intense, queste, per il Capo del Cremlino. Ieri sera, 26 giugno, Vladimir Putin si è rivolto nuovamente alla nazione. Il presidente russo ha fatto il punto su quanto accaduto lo scorso fine settimana, senza però mai nominare direttamente il capo della Wagner, Evgeny Prigozhin. Le parole di Putin non lasciano presagire alcun cambiamento, per ora, ai vertici della Difesa russa. Forse perché gli elementi ostili all’interno delle istituzioni russe sono già stati individuati e perseguiti. Lo ha lasciato intendere proprio il leader russo nel momento in cui ha messo in chiaro di essere perfettamente a conoscenza dello scopo comune dei nemici -interni ed esterni- della Russia: la disintegrazione del Paese per mezzo di una guerra civile. Un obiettivo, questo, che, Mosca assicura, è fallito e continuerà a fallire finché l’intera società russa darà prova di unità e solidarietà come ha fatto in questi ultimi giorni. Evgeny Prigozhin, intanto, sarebbe arrivato a Minsk, dove, secondo alcuni media, sarebbero in costruzione campi per ospitare le milizie del gruppo paramilitare russo. E’ di oggi, poi, la notizia secondo cui il procedimento penale nei confronti di Prigozhin sarebbe stato ufficialmente archiviato.
Sempre nella serata di ieri il capo del Cremlino ha tenuto un incontro con i vertici della sicurezza, tra cui il segretario del Consiglio di sicurezza Nikolaj Patrushev, il capo dell’FSB Aleksandr Bortnikov, il capo del Comitato investigativo Aleksandr Bastrykin e il ministro della Difesa Sergej Shoigu. Un incontro con lo scopo di discutere dei prossimi passi da compiere.
Oggi, 27 giugno, Putin ha ringraziato pubblicamente il personale militare in un discorso tenuto nella piazza del Cremlino, per aver contribuito a “evitare lo scoppio di una guerra civile”. Il ringraziamento è stato esteso anche ai combattenti della Wagner, gruppo che -ha precisato Putin- da maggio 2022 ha ricevuto fondi dallo Stato pari a 1 miliardo di dollari ed è stato sempre rispettato in Russia per l’eroismo dei suoi membri. Nessuna aperta parola di condanna, dunque, da parte del presidente russo nei confronti del gruppo paramilitare, bensì un riferimento ai “nemici” che avrebbero potuto approfittare della situazione se questa fosse sfuggita di mano.
Nella serata di oggi è attesa una riunione a porte chiuse con esponenti del ministero della Difesa, presieduta dal capo del Cremlino. “La minaccia di un nuovo conflitto globale, una nuova guerra mondiale, non è mai stata così vicina come oggi”, assicura Aleksandr Lukashenko nel suo discorso odierno.