di Gionata Chatillard
Il grosso dei mercenari arrivati in Ucraina dall’inizio della guerra o è morto, o è scappato. A riferirlo è il Ministero della Difesa russo, secondo il quale al soldo di Kiev sarebbero rimasti all’incirca 2.200 combattenti stranieri dei quasi 12.000 presenti nelle prime fasi del conflitto. A fare la parte del leone nei mesi scorsi sarebbero stati i polacchi, con oltre 2.600 mercenari sul campo di battaglia. In seconda posizione si classificherebbero invece Stati Uniti e Canada, con circa 900 combattenti ciascuno. Seguirebbero poi georgiani, britannici e rumeni.
Al di là della nazionalità di provenienza, secondo Mosca tutti i mercenari sarebbero stati usati dall’Esercito ucraino come vera e propria “carne da macello”. “I vertici militari di Kiev”, ha spiegato il Governo russo, “non hanno avuto alcun riguardo per loro, lasciando ai miliziani stranieri un’unica alternativa: morire o fuggire”. In concreto, circa 4.800 mercenari avrebbero perso la vita al fronte. Praticamente lo stesso numero di coloro che avrebbero invece preferito darsi alla fuga.
Il risultato è che Kiev è oggi più che mai a corto di truppe. Proprio per questo, Mosca denuncia che l’Esercito ucraino sarebbe in piena campagna di reclutamento. Grazie all’aiuto della CIA e della galassia di compagnie militari private che le orbitano attorno, Kiev starebbe infatti assoldando combattenti provenienti soprattutto da Stati Uniti e Canada, senza comunque disdegnare paesi come Argentina, Brasile, Afghanistan, Iraq, Siria. Più complicata, invece, la situazione in Europa, dove secondo Mosca è ormai sempre più difficile trovare persone disposte a morire per Zelensky.