di Margherita Furlan e Fabio Belli
Dopo aver staccato completamente la corrente al vicino Niger, la Nigeria sta spostando le truppe al confine in attesa di un ordine da parte dell’ECOWAS.
Ieri, 3 agosto, un aereo cargo militare americano C17-A è atterrato nel Benin. Per pura coincidenza poche ore dopo, il governo del Benin si è improvvisamente espresso a sostegno dell’intervento in Niger unendosi a Nigeria, Senegal e Costa d’Avorio. L’aereo, dopo aver fatto tappa anche a Capo Verde, è rientrato nella base di Ramstein, in Germania.
Niamey nel frattempo ha espulso gli ambasciatori di Francia, USA e Togo e ha sospeso tutti gli accordi di cooperazione con Parigi, nonché bloccato i canali francesi France 24 e RFI. La giunta militare, che nei comunicati ufficiali si firma come Consiglio Nazionale per la Salvaguardia della Patria, ha diramato un ultimatum concedendo all’esercito francese un mese di tempo per lasciare il paese. Mentre mancano 48 ore alla scadenza dell’ultimatum concesso dall’ECOWAS al Niger, la delegazione della comunità degli stati africani ha lasciato il paese senza incontrare i vertici militari al potere. L’esercito del Niger si sta quindi consultando con le forze armate del Mali per coordinare le azioni in caso d’intervento militare esterno. Il Mali ha confermato, insieme ad Algeria e Burkina Faso, che entrerà in guerra al fianco del Niger se ci fosse un’invasione straniera. Resta inoltre da considerare l’opzione orchestra.
A Niamey intanto la popolazione si raduna nelle piazze in sostegno dell’attuale giunta militare anti-Occidentale, mentre al presidente deposto, Mohamed Bazoum, viene invece concesso un editoriale sul Washington Post per supplicare gli Stati Uniti e i suoi alleati a ripristinare l’ordine. L’Ue invece condanna il blocco delle emittenti televisive francesi, dopo avere censurato il segnale di quelle russe nel territorio democratico del Vecchio Continente.
Mentre la missione di Washington è alla disperata ricerca in Africa di sodali per l’ennesima guerra per procura, da Mosca il presidente russo, Vladìmir Putin, commenta così la situazione nel Continente Nero: “I paesi africani lottano per una vera indipendenza e libertà e sono molto simili all’Unione sovietica e alla Russia nella loro lotta contro il nazismo”, mentre secondo il presidente turco Erdogan la fine delle forniture di uranio e oro dal Niger alla Francia può essere considerata una punizione per gli “anni di brutalità” di Parigi. Più esplicito il commento da parte del leader della Wagner, Evgeni Prigozhin, secondo cui l’attuale situazione è dovuta al fatto che il Niger, situata su un enorme giacimento di uranio, riceverebbe dalla Francia solo il 5% dei profitti.