di Fabio Belli
“Gli Stati Uniti stanno trasferendo per la prima volta beni russi all’Ucraina”. È quanto ha dichiarato il Segretario di Stato statunitense Antony Blinken in visita a Kiev. I beni, del valore di 5,4 milioni di dollari, sarebbero poca cosa in confronto ai 330 miliardi di dollari totali sottratti alla Russia. Washington, inoltre, aveva precedentemente annunciato il trasferimento di proiettili all’uranio impoverito all’Ucraina nell’ambito di un nuovo pacchetto di aiuti militari da 175 milioni di dollari. Il comunicato del Pentagono evidenziava come le munizioni da 120 millimetri fossero destinate ai carri armati Abrams che l’Ucraina tuttora non avrebbe ricevuto.
Puntuale la reazione dell’ambasciata russa negli Stati Uniti, “La decisione di inviare munizioni all’uranio impoverito a Kiev è un chiaro segno di disumanità”, si legge nella nota pubblicata su Telegram.
Ma al peggio non sembra esserci fine, così il regime di Kiev, a corto di personale militare oltre che di armi, emette un’ordinanza in cui è prevista la mobilitazione di uomini non idonei.
Secondo il provvedimento, malattie come tubercolosi, epatite virale, HIV, patologie croniche del sangue, disturbi nevrotici e manifestazioni progressive del sistema nervoso, non costituiranno motivo per escludere una persona dal servizio militare.
E mentre il Segretario di Stato Antony Blinken, tra una patatina e l’altra, rassicura Kiev che “andrà tutto bene”, la Casa Bianca fa trapelare sulla rivista The Economist che la cosiddetta controffensiva ucraina potrebbe terminare in 6-7 settimane a causa delle pesanti perdite e della scarsa avanzata dell’esercito di Kiev.







