di Domenico D’Amico
Una data spartiacque nella storia di Hamas, organizzazione religiosa, politica e militare palestinese, è certamente il 25 gennaio 2006: quel giorno un risultato per molti versi clamoroso certificò il fatto che Hamas avesse vinto le elezioni, con il 44% dei voti e la maggioranza assoluta nell’Assemblea Palestinese.
La storia precedente è quella di una organizzazione nata come costola dei Fratelli Musulmani, a loro volta da molti considerati creatura politica di origini e connessioni inglesi, e poi cresciuta come organizzazione religiosa-sociale impegnata sul campo nell’offerta di servizi vitali per la sopravvivenza dei palestinesi, specie a Gaza: ospedali, mense, servizi sociali. Con la prima intifada degli anni ‘80, Hamas dà avvio alla propria attività militare, che si è sempre più intensificata nel corso degli anni ‘90. Ma al contempo si accresce sempre di più il consenso e la gratitudine della popolazione il senso verso questi militanti che sapevano capire i bisogni delle persone. Uno dei leader di Hamas, Osama Hamdan, diceva nel 2008: “Dobbiamo costruire il nostro consenso sulla gente. E noi la gente la conosciamo”. Mentre si indeboliva Al-Fatah, storico interlocutore dell’Occidente, Hamas radicalizzava il conflitto e alzava il livello dello scontro, anche sul fronte interno con Al-Fatah. In conseguenza di ciò, sul fronte internazionale, a cominciare da Israele, l’Occidente ha scelto di considerare Hamas semplicemente una organizzazione terroristica. In Palestina non hanno più avuto luogo nuove elezioni, e la situazione è congelata politicamente con la tregua del 2014: Hamas controlla e governa Gaza, Al Fath la Cisgiordania, con le continue e pesanti ingerenze e violenze israeliane.
Negli ultimi anni Israele ha vissuto la sua stagione politica più conflittuale, anche con una gestione molto dura della questione covid; le elezioni sono state più volte ripetute, fino alla formazione del governo più di destra della storia di Israele. Le vicissitudini anche giudiziarie di Netanyahu, le manifestazioni di piazza, con forti contestazioni anche del settore militare dei riservisti, hanno creato una situazione politica molto complicata per l’attuale governo. Mentre dall’altra parte Hamas, forza di governo a Gaza, ha cominciato a perdere consensi, con contestazioni sui ritardi degli stipendi per “gli statali”. In questo senso il conflitto appena esploso tra Palestina e Israele risolve, almeno nel breve periodo, i grandi problemi di consenso di entrambi gli apparati di potere al governo.