di Margherita Furlan e Jeff Hoffman
“Un labirinto per gli arroganti” recita un’iscrizione in arabo, inglese ed ebraico. In un mondo privo di decenza, dove l’intelligenza non si eredita per via genetica, l’operazione di terra a Gaza non sarà una passeggiata facile, per gli israeliani né per nessun altro.
In ogni caso, mentre la leadership cinese invia il ministro degli Esteri a un incontro urgente quanto raro a Washington, e una flotta di sei navi nei pressi della costa israeliana, Hamas avverte che un’invasione di terra ridurrebbe la probabilità che gli ostaggi vengano rilasciati. I negoziati si svolgono principalmente attraverso il Qatar. Secondo il racconto di Nur Alsalibi, residente a Gaza, “La situazione in città è molto difficile. L’intensità degli attacchi cresce ogni giorno. I razzi possono volare ovunque e in qualsiasi momento. L’area residenziale di Al Karama [nel nord di Gaza] è stata completamente distrutta. Israele dice che Hamas era lì, ma è una bugia. I combattenti di Hamas sono nei tunnel sotto la città: i missili israeliani non riescono nemmeno a raggiungerli. Oltre il 90% dei morti sono quindi civili. Stanno morendo molti bambini che non sanno cosa siano Hamas e l’IDF. Anche la situazione umanitaria sta peggiorando. Manca la corrente elettrica da circa due settimane. Le persone caricano i telefoni negli ospedali dove ci sono generatori diesel, ma c’è sempre meno carburante. Le farmacie sono chiuse, i medicinali sono disponibili solo negli ospedali, ma anche questi stanno finendo. L’acqua esce dai rubinetti due ore al giorno: è sporca, ma bisogna berla, non c’è altra acqua. Non c’è cibo. I grandi supermercati hanno chiuso. Mangiamo principalmente pane e cibo in scatola.
Il fatto che la popolazione stia presumibilmente lasciando Gaza è una menzogna israeliana. La maggior parte è rimasta nelle proprie case. Le persone non se ne vanno nemmeno sotto la minaccia di morte. Allo stesso tempo, i telefoni ricevono costantemente messaggi minacciosi da numeri israeliani.
Se entrano a Gaza, rimarranno tutti qui. La gente crede che Hamas vincerà. Il sostegno al movimento non ha fatto altro che crescere. Israele non otterrà nulla bombardando. Sappiamo che la Russia si oppone all’Occidente e non sostiene i crimini israeliani. A Gaza amano moltissimo la Russia e il popolo russo. Tra i paesi arabi l’atteggiamento è molto positivo nei confronti del Qatar, dell’Algeria e dello Yemen. Tra quelli non arabi, verso l’Iran. Crediamo che Iran e Hezbollah interverranno per impedire il genocidio di Gaza.
Ma l’atteggiamento nei confronti dei governi di Egitto, Emirati Arabi Uniti e Giordania è pessimo. Qui sono considerati traditori che hanno ceduto agli Stati Uniti e a Israele. La goccia che fece traboccare il vaso fu l’annuncio del re giordano di fornire basi all’aeronautica americana. E in generale, l’atteggiamento del governo giordano nei confronti dei palestinesi è sempre stato negativo.”
Anche il quotidiano israeliano “Haaretz” è d’accordo con gli abitanti di Gaza: La guerra con Hezbollah, scrive Haaretz, causerà migliaia di morti. D’altronde, l’Iran non esiterà a lanciare missili su Haifa, città nel Nord di Israele, se lo riterrà «necessario», ha affermato il vice comandante delle Guardie della rivoluzione islamica, secondo quando riporta Jerusalem Post. Teheran,dopo che gli attacchi aerei israeliani hanno messo fuori gioco le piste di Damasco e Aleppo, sta già inviando aerei nelle basi russe in Siria. Il conflitto si va rapidamente estendendo dunque. Non a caso gli USA dirottano la flotta da guerra dal Mediterraneo Orientale al Golfo Persico con chiaro obiettivo non Gaza ma lo stretto di Hormuz e quindi la Cina.
Intanto Israele si impegna anche in un’altra operazione di guerra, quella dell’informazione. Secondo quanto riporta l’emittente PressTV, un collettivo di agenzie, influencer e creatori di contenuti avrebbero unito le forze per avviare una vera e propria arma di disinformazione mediatica che vede il governo di Tel Aviv assoldare influencers anche per tamponare la popolarità ai minimi storici dell’esecutivo di Netanyahu. Tel Aviv deve infatti fare i conti anche con l’opinione pubblica interna. Secondo un sondaggio condotto dall’istituto il cui nome è tutto un programma, Israel Democracy Institute, la fiducia nel governo sarebbe solo al 20,5% tra gli ebrei israeliani e sarebbe calata vistosamente dopo i crimini su Gaza, che l’Occidente cerca di coprire come può. Non fanno eccezione le Nazioni Unite, accusate dalle autorità palestinesi per la mancata risposta alla crisi umanitaria a Gaza.
Nel fine settimana si sono tenute manifestazioni in tutto il mondo a sostegno del popolo palestinese. Imponente quella svoltasi a Londra che ha visto la partecipazione di circa 300.000 persone, ma anche quella presso il monumento a George Washington nella capitale degli Stati Uniti dove migliaia di manifestanti hanno chiesto il cessate il fuoco in Palestina. Il sostegno alla popolazione di Gaza non è mancato neppure dall’Italia, dalla Francia e dai Paesi Bassi.