di Jeff Hoffman
Nonostante gli appelli della popolazione la IX commissione del Senato ha approvato un emendamento al Ddl Concorrenza che permetterà di innalzare i limiti di esposizione ai campi elettromagnetici da 6 a 15 Vm.
Se il ministro del made in Italy Adolfo Urso ha subito dichiarato che “finalmente l’Italia si muove nella direzione europea recuperando ritardi decennali”, di parere opposto è il Codacons secondo cui “si baratta la salute dei cittadini con gli interessi delle società delle telecomunicazioni, le uniche che otterranno vantaggi economici dall’innalzamento dei limiti”. A firmare l’emendamento accolto dalla Commissione del Senato è Salvo Pogliese, ex sindaco di Catania già ricorrente presso la Corte di Cassazione in quanto condannato dalla Corte d’appello a due anni e due mesi per peculato.
A lanciare l’allarme, oltre all’associazione dei consumatori è l’Alleanza Stop 5G a cui si affianca Legambiente e, a quanto pare, anche i partiti di opposizione che, fino a questo momento, niente hanno fatto per tutelare la salute della popolazione dall’inquinamento elettromagnetico.
“Riteniamo inaccettabile il blitz con cui la maggioranza ha dato l’ok all’emendamento Pogliese che alza le soglie dei campi elettromagnetici per lo sviluppo della rete 5G”, hanno scritto in una nota i partiti di semi opposizione.
Stando al National Toxicology Program, ente legato all’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, che nel 2011 aveva definito le onde non ionizzanti a radiofrequenza come possibili cancerogeni, facendo riferimento ai nuovi dati epidemiologici e sperimentali è adesso necessaria una rivalutazione della classificazione precedentemente stabilita per passare da “possibili cancerogeni” a “cancerogeni certi” o, come minimo, probabili.
Come chiarito da ASSTEL, il clan delle telecomunicazioni risparmierà, grazie all’emendamento, circa 4 miliardi di euro sulle mancate infrastrutture.
La resistenza è d’uopo.