di Domenico D’Amico
Le visioni distopiche di Hollywood come quelle dei film Terminator o Matrix sembrano ormai quasi realtà, pericoli che si fanno sempre più concreti, all’orizzonte: i robot al comando.
ChatGPT, presentato al pubblico solo un anno fa e ora alla sua quarta versione, ha recentemente lasciato di stucco anche i suoi stessi creatori, dimostrando di poter simulare una sorta di coscienza umanoide: ne ha dato testimonianza alla trasmissione della Rai Presa Diretta Eric Horvitz, direttore scientifico di Microsoft, raccontando dello stupore generale degli esperti studiosi e degli stessi programmatori di fronte a quello che pensavano essere ancora solo un potenziale ma che si è rivelato essere qualcosa di già quasi completamente sviluppato e capace di una pseudo-coscienza.
Interessanti poi le considerazioni di Sam Altman, fondatore di OpenAI e creatore di ChatGPT, ora in società con Bill Gates, che già discetta da tempo di reddito di base, cripto moneta e intelligenza artificiale: un vero e proprio programma politico-sociale.
Arriva così con perfetto tempismo il Summit AI, che si è concluso ieri a Bletchley nel Regno Unito, voluto dal governo britannico; presenti capi di Stato e ministri di un G20 allargato ad altri paesi, Cina inclusa ma senza la Russia, più esperti e rappresentanti dei colossi di internet, tutti impegnati nel capire e programmare le prospettive future dell’intelligenza artificiale generativa. Nella dichiarazione finale, detta appunto “dichiarazione di Bletchley” si legge, tra le altre cose:
“Molti rischi derivanti dall’intelligenza artificiale sono di natura intrinsecamente internazionale e quindi possono essere affrontati al meglio attraverso la cooperazione internazionale. Decidiamo di lavorare insieme in modo inclusivo per garantire un’intelligenza artificiale incentrata sull’uomo, affidabile e responsabile, che sia sicura e sostenga il bene di tutti, attraverso i forum internazionali esistenti e altre iniziative pertinenti, al fine di promuovere la cooperazione per affrontare l’ampia gamma di rischi che si prospettano con questa nuova tecnologia.”
Sembra manierismo attendista, di chi non sa bene cosa fare. O forse sì?
Per l’Italia era presente il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha auspicato che l’intelligenza artificiale sia “centrata sull’uomo e controllata dall’uomo”.
Visione quasi postmoderna da parte della ex missina Meloni, che forse immagina un futuro davvero alla Matrix, dove le macchine prendono il controllo.
Il vero pericolo però è un altro, ed è molto più concreto, politico e geopolitico: chi programma e controlla questi strumenti sarà sempre un essere umano; ma già adesso non si sa chi e perché ha dato accesso al database dal quale è nato, quasi dal nulla e di soppiatto, ChatGPT.
Come non si sa quale sia o siano esattamente questi database.
Certamente devono essere database americani; molti pensano ai mega computer delle agenzie statunitensi, capaci a loro volta di vedere in chiaro i database di molti giganti hi-tech e social, come per esempio Google, Facebook e Amazon. E chissà cos’altro, pensando ai Five Eyes e ai sistemi satellitari e cose simili.
Informazioni queste che hanno carattere fondativo di tutta questa potentissima realtà, ma che restano un mistero profondo.
E quindi: cosa succederà quando ChatGPT sarà imprenditore, avvocato, notaio, inventore, controllore, scrittore e musicista, medico, pilota e infine banchiere, poliziotto o macchina militare?
Molte di queste cose l’algoritmo ha già mostrato di saperle già fare bene. Cosa succederà ai prossimi rilasci di nuove versioni? Chi potrà vedere, infine, la manina e le menti al comando?