di Domenico D’Amico
Tornano i vincoli di bilancio in Unione Europea, come ampiamente prevedibile: rientra dalla finestra quindi il celeberrimo 3% come limite per il rapporto deficit/Pil e il 60% come limite per il rapporto debito/PIL.
Parametri vecchi di trent’anni, decisi ‘per caso’ come dichiarato da alcuni protagonisti di quella fase, ora di nuovo messi sul tavolo per rimettere tutti in riga dopo la sbornia covid, del 110% e del PNRR: sbornia, beninteso, fatta di nuovi debiti che adesso cominciano a bussare forte alla porta e che lo faranno sempre di più.
Ma importanti sono le novità che si prefigurano. Ha dichiarato infatti Paolo Gentiloni, Commissario europeo all’Economia ed ex premier italiano:
“Le raccomandazioni fiscali specifiche per Paese per il 2024, che presenteremo a maggio, avranno un requisito quantitativo e una guida qualitativa sugli investimenti e sulle misure energetiche […] I requisiti saranno differenziati in base alle sfide di sostenibilità del debito degli Stati membri, seguendo i criteri proposti nei nostri orientamenti di riforma, pur rimanendo coerenti con l’attuale legislazione“: un modo articolato ed elegante per dire che – in particolar modo per Paesi come l’Italia, ad alto debito pubblico – la politica fiscale sarà decisa a Bruxelles, sia per quanto riguarda il livello di pressione fiscale sia per quanto riguarda la politica delle detrazioni. Non vi sarà più possibilità di mettere in campo misure come il 110% in totale autonomia, e bisognerà probabilmente seguire in modo pedissequo l’agenda green, si veda in special modo il capitolo abitazioni in classe energetica E entro il 2030 e classe D entro il 2033. Il presidente del Consiglio Meloni si è affrettata a dichiarare che “un ritorno ai vecchi parametri sarebbe esiziale per l’Italia”, esplicitando i timori di una sempre più diretta e pervasiva intromissione di Bruxelles sulle leve decisionali del Governo. Nel frattempo a Bruxelles, e anche su questo tema il Governo Meloni ha lasciato fare, prima votando a favore e poi astenendosi, si è deciso di prorogare per altri dieci anni la legge permissiva sul Glifosato, diserbante molto discusso e fortemente sospettato di essere cancerogeno e tossico. L’unica consolazione è che, come riportato da Euronews, “la proposta di rinnovo lascia molto spazio di manovra agli Stati membri per il rilascio delle autorizzazioni nazionali e della definizione delle condizioni d’uso, oltre al compito di “prestare particolare attenzione” agli effetti sull’ambiente.” C’è da sperare che almeno di questo spazio di manovra se ne faccia buon uso, visto che non ne rimangono molti.