di Jeff Hoffman
Alla vigilia del vertice Europa-Cina del 7 dicembre il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha ufficialmente annunciato l’uscita dall’accordo con Pechino sulla Nuova via della seta. L’Italia fu l’unico paese dei cosiddetti G7 ad aderire a un memorandum d’intesa della durata di 5 anni, valido fino al 22 marzo 2024.
Il ministero degli Esteri ha inviato una lettera nella quale viene resa esplicita la volontà italiana di non estendere la durata del memorandum oltre la scadenza prefissata, fa sapere il quotidiano il Corriere della Sera.
Nel frattempo, puntuale come un orologio, l’agenzia di rating statunitense Moody’s ha declassato le previsioni sui titoli di stato cinesi. Il giudizio della famigerata agenzia è passato da “stabile” a “negativo”, valutazione che sarebbe da attribuire al rallentamento della crescita economica, all’indebitamento dei governi locali e alla bolla immobiliare che negli ultimi mesi ha scatenato una crisi negli investitori e nelle istituzioni.
Ridotte anche le aspettative sul Pil, con una crescita per il 2024 e il 2025 prevista al 4%. Si tratta delle prime indicazioni al ribasso di questa entità dal 2017.
A rispondere ci ha pensato il ministero delle Finanze cinese spiegando che le preoccupazioni di Moody’s sulle prospettive di crescita economica della Cina non sono così necessarie, aggiungendo poi, con altre parole, che sia l’economia che la gestione della fiscalità andranno a gonfie vele.
Stando ai dati della Caritas, invece, circa il 10% della popolazione italiana vive in stato di povertà assoluta.