di Fabio Belli
Il veto del Congresso degli Stati Uniti sulla fornitura di armi a Kiev non è stato ancora digerito dalla leadership ucraina, tanto da spingere il presidente, Volodimir Zelensky, in un viaggio disperato oltre oceano.
In queste ore l’ex comico ed ex paladino della resistenza anti russa, si trova a Washington dopo aver incassato l’ennesima sconfitta diplomatica dal presidente carioca, Inacio Lula Da Silva, che si è rifiutato di incontrare l’omologo ucraino di passaggio a Brasilia dopo la visita in Argentina al presidente neo eletto Milei.
Complice anche i riflettori puntati su Israele, Zelensky sembra aver perduto tutta l’attenzione della stampa occidentale, tanto che Kiev ha chiesto alla Svizzera l’organizzazione di un vertice per risolvere il conflitto, facendo leva sulla storica neutralità del paese elvetico. Risposta che è stata accolta da Berna che ha annunciato per il 14 gennaio a Davos, prima del World Economic Forum, un incontro dei consiglieri per la sicurezza di Ucraina e Svizzera. A Davos potrebbe dunque essere messa la parola fine alle velleità ucraine contro la Russia, fornendo al forum globalista un prologo di autocommiserazione ed autocritica sul fallimento del mondo unipolare.
A ogni modo, secondo Mosca, le previsioni per il presidente ucraino, già privo di ogni appeal internazionale, sarebbero addirittura più fosche. Secondo quanto dichiara il capo dei servizi segreti russi, Sergei Naryshkin, alti funzionari dei paesi occidentali starebbero discutendo sempre più della necessità di attuare un cambio di regime a Kiev. In base a informazioni ritenute attendibili e ricevute dall’intelligence russa, tra le cause che motiverebbero la sostituzione dell’ex comico, oltre alla sconfitta sul campo dell’Ucraina, vi sarebbero le dichiarazioni avventate di Zelensky sulla fattibilità di vittoria del conflitto e la sua maleducazione nel comunicare con i partner stranieri. Secondo l’analisi di Naryshkin, il presidente ucraino si sarebbe spinto troppo oltre nella sua intransigenza con la Russia, pertanto non sarebbe neppure il candidato ideale a condurre trattative con Mosca.