di Jeff Hoffman
Il fatturato complessivo delle società dell’energia ha superato i 643 miliardi di euro: l’84% in più rispetto all’anno precedente. Di pari passo è fortemente diminuito il consumo di gas e petrolio e, con esso, la produzione industriale.
Con il -1,1% registrato a ottobre sono ormai nove mesi consecutivi che la produzione industriale del fu Belpaese continua a perdere colpi. Per farsi un’idea della correlazione fra consumo di energia e produzione industriale vediamo che nel 1991 l’Italia consumava in un anno 100 milioni di tonnellate di petrolio, scesi a 93 milioni nel 2002 a fronte dei circa 48 milioni di tonnellate del 2022. Stando ai dati forniti dall’ISTAT, per il 2023 si direbbe che a settembre il calo produttivo si sia mantenuto sul -2% per toccare il -2,7% nell’arco dei primi nove mesi dell’anno.
Fino allo scorso ottobre la produzione di beni di consumo è calata in Italia del -3,5%, mentre la produzione dei beni cosiddetti durevoli si è attestata al – 6,1%. A fronte di un calo generale delle produzioni, ha fatto eccezione quello di articoli farmaceutici, aumentati del 5,8%, mentre la crescita del comparto tecnologico italiano si è fermata a un + 0,4%.
Emerge poi che in ottobre la produzione industriale della più grande economia europea, la Germania, è scesa dello 0,4% rispetto al mese precedente, toccando così il livello più basso da agosto dell’annus horribilis 2020.
Secondo un sondaggio condotto da Bloomberg, l’Eurozona vivrà la sua prima recessione dopo la pandemia e, sempre secondo i loro analisti, le previsioni sono tutt’altro che rosee. Quindi, mentre la produzione industriale italiana ed europea esalerà gli ultimi respiri, le grandi società energetiche continueranno ad aumentare i profitti.