di Jeff Hoffman
Ieri, 9 gennaio, il vice Ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Robert Wood, ha fatto valere il diritto di veto degli Stati Uniti opponendosi a una richiesta di cessate il fuoco sostenuta da numerose Nazioni e da un folto gruppo di rabbini intervenuto dalle tribune del palazzo di vetro a New York.
Wood ha definito l’emendamento proposto dalla Russia al Consiglio di sicurezza il 22 dicembre scorso come “scollegato dalla situazione sul terreno” che, a quanto pare, significa che Israele può liberamente continuare a uccidere i civili.
A sostenere la decisione espressa da Washington, mentre i rabbini e gli studenti di Jewis for Peace protestavano contro il governo israeliano dalle tribune del palazzo di vetro, l’ambasciatore israeliano Gilad Erdan secondo cui un cessate il fuoco sarebbe una vittoria per Hamas.
A pochi km e più o meno nelle stesse ore la polizia della città di New York arrestava un certo numero di ebrei ortodossi che, stando alla stampa a stelle e strisce, aveva scavato un tunnel che univa la sinagoga di Crown Heights all’edificio circostante. Stando a quanto riportato dai giornali la galleria sarebbe stata scavata negli ultimi tre anni, durante i lockdown.
I giovani ebrei ortodossi scavatori del tunnel, all’arrivo della polizia, hanno cercato, pale alla mano, di difendere il tunnel in ogni modo scontrandosi con le forze dell’ordine. Non precisato il numero degli arresti e temporaneamente chiusa e posta sotto sequestro la sinagoga.
Da Tel Aviv, intanto, il canale 13 della televisione israeliana, ci ha fatto sapere che secondo il ministro delle Comunicazioni, Shlomo Karhi, Israele dovrebbe incoraggiare la migrazione volontaria dei palestinesi e, testuali parole, “costringerli finché non diranno di volerlo”.
La guerra, come lo spettacolo, deve continuare.
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