di Fabio Belli
Gli Houthi dello Yemen hanno attaccato ieri, 18 gennaio, nel Golfo di Aden, la petroliera chimica Chem Ranger, una nave mercantile statunitense battente bandiera delle Isole Marshall. L’attacco è stato confermato dal Comando Centrale degli Stati Uniti che, secondo la sua versione, non sarebbe andato a buon fine in quanto i missili yemeniti sarebbero caduti in acqua senza causare alcun ferito o danno all’imbarcazione.
Il mar Rosso è sempre più una rotta impraticabile per il commercio mondiale. Secondo la CNN, “Il costo per assicurare una nave portacontainer da 100 milioni di dollari è passato da 10.000 dollari a viaggio a 700.000 dollari”. Per l’emittente dunque “le tariffe sarebbero aumentate dallo 0,01% di dicembre allo 0,7% di oggi”.
Nel frattempo, la Marina iraniana invia una nuova flotta da combattimento e addestramento in alto mare con una missione su più fronti. La flotta, composta dalle navi da guerra Bushehr e Tunb, ha lasciato oggi la città portuale meridionale di Bandar Abbas a seguito di una cerimonia.
E c’è chi si esercita alla guerra con mezzi militari, chi lo fa a parole, come il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, secondo il quale un conflitto tra Russia e NATO sarebbe possibile tra cinque-otto anni. “Sentiamo minacce dal Cremlino quasi ogni giorno… quindi dobbiamo tenere conto che Vladimir Putin potrebbe anche attaccare un paese della NATO un giorno”, ha affermato Pistorius al quotidiano tedesco Der Tagesspiegel.
Dulcis in fundo, si fa per dire, le parole del ministro degli Esteri, Antonio Tajani, che, poco prima di ricevere Bill Gates, si è detto pronto a inviare in missione a Gaza i 1.000 militari italiani in Libano.