di Fabio Belli
Nel tentativo di limitare danni commerciali per la delicata situazione dei trasporti marittimi nel Medio Oriente, la Cina si insinua nelle acque agitate del Mar Rosso.
Le imbarcazioni battenti bandiera cinese sono state avvistate nei porti di Doraleh a Gibuti, Hodeidah nello Yemen e Jeddah in Arabia Saudita. Fitto mistero su chi sia effettivamente l’armatore. Da una ricerca del Financial Times si tratterebbe della società cinese Transfar Shipping con sede a Qingdao che però ha dichiarato di aver interrotto la gestione delle navi dal febbraio 2023.
E mentre le forze armate dello Yemen hanno dichiarato di aver preso di mira ieri, nel Golfo di Aden, la nave statunitense USS Lewis B. Puller, Israele allarga il suo campo di azione. Oltre ad aggredire la Striscia di Gaza, Tel Aviv ha lanciato oggi l’ennesimo attacco missilistico alla periferia di Damasco. Secondo quanto riportato dall’agenzia siriana Sana, i bombardamenti, provenienti dalle alture del Golan occupate, hanno colpito un’area vicino al santuario di Sayeda Zeinab uccidendo due civili. Ieri l’esercito israeliano aveva lanciato un massiccio bombardamento aereo nella parte meridionale del Libano.
In risposta, Hamas ha lanciato nelle ultime ore circa 10 razzi da sud-ovest di Khan Yunis nel sud di Gaza. I media israeliani hanno riferito di diverse esplosioni.
Nel frattempo, anche dal “fu Belpaese” arrivano proclami di guerra. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si dice pronto a tutto, persino all’arruolamento di 10mila riservisti. “Siamo davanti a uno scenario nuovo. Abbiamo costruito regole con l’idea di un mondo sempre pacifico, di nazioni che non invadono le altre, di guerre che non incidono sul benessere dei nostri cittadini”, afferma il ministro puntando il dito contro i presunti destabilizzatori del mondo che secondo lui sono: Russia, Iran e Corea del Nord. Paesi che Crosetto sembra invidiare non poco visto che, a suo dire, avrebbero al momento una capacità produttiva militare superiore a quella della NATO.