di Gionata Chatillard
Per adesso, sono stati caos e incertezza i veri protagonisti delle elezioni legislative in Pakistan, paese dotato di armi nucleari e abitato da oltre 230 milioni di persone. La giornata era iniziata ieri con la notizia di diverse esplosioni nella turbolenta regione del Baluchistan, il cui numero di vittime rimane ancora da precisare. Per evitare ulteriori problemi, il Governo uscente aveva già decretato il blocco della rete di telefonia mobile -ovvero di internet- oltre alla chiusura dei confini con l’Iran e l’Afghanistan.
In questo clima, i cittadini del paese asiatico si sono recati alle urne per rinnovare il Parlamento. La confusione con cui era iniziata la giornata è però proseguita anche dopo la votazione, complice un clamoroso ritardo nella comunicazione dei risultati ufficiali, affidata per l’occasione a un nuovo tipo di tecnologia che si è però rivelata fallimentare, dando adito a numerose accuse di brogli elettorali. Denunce, queste, partite soprattutto dai sostenitori di Imran Khan, l’ex primo ministro che ha dovuto seguire le elezioni dal carcere, a cui è stato condannato dopo essere stato sfiduciato dal Parlamento nella primavera del 2022, subito dopo essersi dichiarato neutrale rispetto al conflitto in Ucraina.
Non potendo presentarsi alle elezioni, il partito dell’ex campione di cricket ha appaltato la propria proposta politica a un esercito di candidati indipendenti che ha ottenuto alle urne un risultato tutt’altro che negativo. Fino a che punto è però difficile da dire, almeno finché non saranno pubblicati tutti i dati ufficiali. Le proiezioni, comunque, sembrano essere incoraggianti, tanto che i correligionari di Khan hanno già dichiarato di aver vinto le elezioni in modo schiacciante, con qualcuno che ha addirittura parlato della conquista dei 2/3 dei seggi disponibili.
Diversa, evidentemente, l’opinione degli altri partiti, soprattutto di quelli più vicini all’establishment militare. È stato lo stesso Khan, infatti, ad aver accusato l’Esercito di averlo allontanato dal Potere mediante un complotto orchestrato in combutta con gli Stati Uniti d’America. Motivo per cui, se il resoconto ufficiale dovesse effettivamente consegnare la maggioranza dei seggi ai candidati che sostengono l’ex premier, l’instabilità in Pakistan potrebbe forse non solo continuare, ma addirittura aumentare in maniera esponenziale. Soprattutto se l’Esercito decidesse di non riconoscere un’eventuale vittoria di Khan.