di Fabio Belli
Nuove ondate di attacchi sono state effettuate nel fine settimana in Yemen da parte delle forze armate anglostatunitensi.
Sabato 24 febbraio le offensive hanno preso di mira 18 obiettivi Houthi in otto località dello Yemen, tra cui depositi di armi, droni d’attacco, sistemi di difesa aerea, radar e un elicottero.
Il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kan’ani, ha condannato fermamente i nuovi attacchi aerei accusando Londra e Washington di sacrificare la sicurezza internazionale per gli interessi di Israele.
La risposta yemenita è arrivata con l’attacco della petroliera MV Torm Thor, battente bandiera statunitense.
Successivamente il Comando Centrale degli Stati Uniti ha reso noto che il cacciatorpediniere USS Mason aveva neutralizzato un missile antinave che probabilmente aveva come obiettivo la petroliera. Sempre secondo la fonte statunitense, né la USS Mason né la MV Torm Thor hanno riportato danni.
Danni che invece sembrano aver subito, sempre da parte degli Houthi, quattro cavi di comunicazione sottomarini tra l’Arabia Saudita e Gibuti. È quanto afferma il sito israeliano di notizie Globes, secondo cui i cavi, appartenenti ai sistemi AAE-1, Seacom, EIG e TGN, potrebbero aver segnato una grave interruzione delle comunicazioni tra Europa e Asia i cui disservizi sarebbero riscontrabili solo nel segmento della cablatura che va da Mombasa, in Kenya, a Zafarana, in Egitto.
Sul fronte diplomatico, mentre continuano le offensive israeliane, il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, ha incontrato oggi a Ginevra il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres. Durante il colloquio il massimo diplomatico della Repubblica Islamica ha detto di sostenere gli sforzi dell’ONU per fermare la guerra a Gaza e porre fine al genocidio dei palestinesi. Amir-Abdollahian, partecipando a una riunione del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, ha poi affermato che “la situazione dei diritti umani degli Stati Uniti è macchiata dopo tutte le atrocità vissute dalla popolazione di Gaza e della Cisgiordania”.
Intanto il Parlamento ungherese ha ratificato la richiesta della Svezia di aderire alla NATO. Con 188 voti favorevoli, 6 contrari e 4 astenuti, è caduto anche l’ultimo ostacolo all’adesione del Paese nordico all’Alleanza atlantica e che consentirà dunque alla Svezia di diventare il 32esimo membro della NATO.