di Fabio Belli
I sospettati dell’attacco terroristico al Crocus Concert Hall erano collegati ai nazionalisti ucraini. È quanto ha dichiarato giovedì il comitato investigativo russo, citando i risultati preliminari. Nel rapporto si evince che i terroristi avrebbero ricevuto “ingenti somme di denaro” in criptovalute dall’Ucraina. Gli agenti delle forze dell’ordine avrebbero anche identificato e arrestato un altro sospettato presumibilmente coinvolto nel finanziamento dell’attacco. Inoltre, secondo quanto riferito dalla testata online russa Baza, che cita fonti anonime, nei campioni di sangue dei malviventi arrestati sarebbero state trovate tracce di un farmaco che sopprime la paura.
Nel frattempo, nonostante il portavoce della Casa Bianca John Kirby, affermi che Washington avrebbe trasmesso il 7 marzo informazioni scritte su un imminente attacco terroristico ai servizi segreti russi, secondo quanto riporta il New York Times, l’intelligence statunitense non avrebbe fornito tutte le informazioni disponibili, per paura di rivelare le fonti dei servizi segreti. Tuttavia, il portavoce Dmitry Peskov ha invitato a trattare tali messaggi con cautela sebbene lo stesso Peskov abbia candidamente affermato che gli Stati Uniti starebbero tentando di nascondere “qualcosa” al riguardo.
Sempre da Mosca, il ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, non ha escluso la linea espressa provocatoriamente dal rappresentante russo alle Nazion i Unite Vasily Nebenzia, secondo il quale il presidente ucraino, Volodimir Zelensky, potrebbe perdere il suo status incluso quello di condurre eventuali negoziati visto che il suo mandato scade il 20 di maggio prossimo.
Ieri il presidente russo, Vladimir Putin, durante un incontro con i piloti militari aveva ribadito che Mosca non ha intenzione di attaccare l’Europa, ma se gli F-16 saranno impiegati contro la Russia con decollo da aeroporti di Paesi terzi, questi diventeranno un obiettivo legittimi. “Le Forze Armate russe distruggeranno gli F-16 in Ucraina nello stesso modo in cui distruggono i carri armati occidentali e altri equipaggiamenti militari”, ha detto il capo del Cremlino, etichettando a sciocchezze le voci secondo cui la Russia entrerebbe in guerra con la NATO. “Il conflitto odierno non esisterebbe se gli interessi di sicurezza della Russia fossero stati presi in considerazione dopo il crollo dell’Unione Sovietica”, ha concluso Putin.