di Gionata Chatillard
“La Corte Penale Internazionale è stata creata per giudicare i paesi africani e i teppisti come Putin”. Questo è ciò che ha dovuto ascoltare il procuratore Karim Khan per bocca di un importante leader occidentale di cui il magistrato ha preferito non fare il nome pensando che forse la prudenza non è mai troppa, soprattutto in un momento in cui attentati e complotti sono all’ordine del giorno.
La denuncia di Khan, realizzata di fronte ai microfoni della CNN, mette comunque allo scoperto il doppio standard che governa la politica estera degli Stati Uniti e dei loro alleati. Di fronte alle minacce ricevute, il procuratore capo della Corte Penale Internazionale sostiene di aver risposto fermamente al suo interlocutore, sottolineando come per il Tribunale dell’Aja nessuno si trovi al di sopra della legge. Neanche Benjamin Netanyahu, per cui lo stesso Khan ha chiesto l’emissione di un mandato di arresto, così come ha fatto per diversi esponenti di Hamas.
Questa equiparazione fra israeliani e palestinesi è apparentemente ciò che più ha irritato la Casa Bianca. Joe Biden ha parlato di una decisione “oltraggiosa” da parte della Corte Penale Internazionale, rispedendo al mittente qualsiasi equivalenza tra il Governo di Netanyahu e un gruppo armato come Hamas. Inoltre, a infastidire ancora di più Washington è il fatto che Netanyahu sia finito sul taccuino dei ricercati internazionali proprio come Vladimir Putin o l’ormai defunto Muammar Gheddafi, i cui mandati di arresto furono invece acclamati dalla Casa Bianca.
Per porre rimedio alla situazione, negli Stati Uniti c’è già chi pensa a sanzionare direttamente la Corte dell’Aja. La richiesta -definita “oltremodo curiosa” dal Cremlino- è stata formulata da diversi senatori repubblicani e, se andasse in porto, non sarebbe neanche una novità assoluta. Già nel 2020, infatti, l’Amministrazione Trump aveva autorizzato il congelamento dei beni di un paio di funzionari del tribunale che stavano indagando su crimini commessi in Afghanistan e in Palestina.
C’è da aggiungere che, allo stato attuale, né gli Stati Uniti né Israele riconoscono alcuna autorità alla Corte Penale Internazionale. Ciò significa che il mandato d’arresto non porterà Netanyahu in carcere. Ciononostante, come già successo a Putin, l’iniziativa dell’Aja avrà l’effetto di limitare notevolmente i viaggi all’estero del premier israeliano, che non potrà recarsi in uno qualsiasi dei 124 paesi che aderiscono allo Statuto di Roma, comprese potenze occidentali come Regno Unito, Francia o Germania. Un colpo all’immagine di Israele che segnala come il regime del doppio standard a trazione occidentale si stia ormai incrinando ogni giorno di più.