di Jeff Hoffman
Il Consiglio della Fondazione Comité permanent du Salon international de l’Automobile ha deciso: il Salone dell’Auto di Ginevra deve chiudere.
La decisione è stata presa in seguito a un’accurata analisi del settore automobilistico europeo che comprende l’assenza pandemica di 4 anni e, guarda caso, il flop dell’edizione 2024 volta al rilancio del blasonato Salone dell’automobile che, ahinoi, conclude la sua lunga carriera svizzera.
Il consiglio direttivo della Fondazione di Ginevra sta infatti chiedendo all’autorità cantonale di vigilanza di sciogliere la Fondazione, si legge nella stampa di settore.
Ciò che emerge, tuttavia, è che il rinomato Salone di Ginevra avrà una nuova vita a Doha, nel Qatar, dove, a quanto pare, ha iniziato a seminare durante gli anni pandemici della quarta rivoluzione industriale di Klaus Schwab.
Non si tratta di un fulmine a ciel sereno per l’Occidente, dal momento che la crisi dei saloni automobilistici è iniziata in passato con la chiusura del 2018 del Motor Show di Bologna, a cui è seguito il decentramento del Salone dell’Auto di Torino e, l’anno successivo, il congelamento pandemico dell’economia e la tanto decantata transizione alla mobilità elettrica.
A confermare l’attuale crisi del settore ci hanno pensato i deludenti dati sulle vendite di auto elettriche e, in particolar modo, il fallimento delle nuove Fiat 500 elettriche. Ciò che traspare dai dati, è che a fronte di 13.663 Ferrari, pari a 1.138 auto al mese vendute nel 2023, Stellantis è riuscita a vendere più o meno 500 auto elettriche, evidenziando non soltanto l’allargamento della forbice fra ultra ricchi e classe media, ma anche la distanza siderale fra narrazione e realtà.
La buona notizia, si fa per ridere, è che con il costo di appena dieci 500 elettriche si può acquistare il modello economico della Ferrari, il cui prezzo si aggira sui 260mila euro.
La cattiva notizia è che dietro l’angolo della deindustrializzazione guidata si cela, ma neanche tanto, la rapida transizione all’economia di guerra che potrebbe vedere nell’esito elettorale europeo il colpo di grazia al fu Belpaese e a quel che resta del Vecchio Continente ridipinto a stelle e strisce.