di Jeff Hoffman
L’Italia ha ceduto agli Stati Uniti il controllo dell’intera struttura di telefonia fissa e mobile una volta in mano alla società Telecom.
“È la prima volta che un ex monopolista vende la sua rete fissa. Milioni di chilometri di cavi in rame e fibra ottica che collegano il 90% degli utenti telefonici italiani sono adesso proprietà degli Stati Uniti”, ha spiegato la stampa di settore facendo i conti della serva delle quote di minoranza rimaste al fu Belpaese.
Dopo il duello commerciale del 2023 fra Francia e Stati Uniti, entrambi determinati ad acquistare assets fondamentali della deceduta Repubblica Italiana, ad aggiudicarsi la vittoria è stato il fondo di investimenti KKR che, guarda caso, fa capo a David Petraeus, autore del saggio “l’arte della guerra contemporanea” nonché generale dell’esercito a stelle e strisce, già comandante delle truppe americane in Irak promosso poi al comando della CIA dal 2011 al 2012.
La rete Tim copre circa l’89% delle abitazioni italiane ed è composta da più o meno 23 milioni di chilometri di cavi ed è, ovviamente, la principale infrastruttura per la trasmissione di dati di cittadini, imprese e pubbliche amministrazioni che, dal 1 luglio 2024, passeranno attraverso la rete telefonica gestita da una spin off dei servizi segreti statunitensi.
“Il perfezionamento dell’operazione con KKR e MEF è frutto di due anni e mezzo di lavoro, che sono serviti a riallineare la gestione ordinaria di TIM e a individuare quelle soluzioni, industriali e finanziarie, che ci permetteranno di affrontare le prossime sfide che abbiamo davanti”, aveva dichiarato senza vergogna l’Amministratore Delegato di TIM, Pietro Labriola.
A confermare il bipensiero orwelliano degli asserviti governanti ci ha invece pensato il premier italiano, Giorgia Meloni, che il giorno successivo al perfezionamento della vendita della Telecom, martedì 2 luglio, ha dichiarato pubblicamente di voler lavorare insieme per difendere l’interesse nazionale.
Ciò che non tutti sanno è che il presidente dei fondi di investimento KKR, David Petreus, ha operato nelle basi USA e NATO italiane durante gli anni di piombo, dal 1974 in poi, per poi spostarsi nella vicina Bosnia.
Stando al ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, convinto simpatizzante dell’innovazione digitale, il progetto del governo sarebbe stato chiaro sin dall’inizio.
Un po’ meno chiaro e alquanto inaccettabile è invece la cessione della privacy e della sovranità del popolo italiano che, volente o nolente, trasmetterà i propri dati alla centralina di Washington.
Fra uno spionaggio e l’altro, in ogni caso, una società del ministero dell’Economia ha affidato il monitoraggio sulle imprese italiane al generale americano Robert Gorelick, altro ex capo della CIA, incaricato, a spese nostre, di rubare segreti e piani di lavoro alle aziende italiane non controllate da Oltreoceano.
Spionaggio e telefonia, il dado è tratto.