di Jeff Hoffman
Kiev ha adottato l’arma delle sanzioni alla società petrolifera russa Lukoil per ricattare Slovacchia e Ungheria e, di conseguenza, il resto del Vecchio Continente. Le restrizioni firmate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky hanno di fatto impedito alla Lukoil, secondo produttore russo di petrolio, di far transitare l’oro nero attraverso l’oleodotto Druzhba che, tuttavia, continua a funzionare per le altre società.
Considerato che il 50% dei prodotti petroliferi della Slovacchia passano dalla Lukoil è possibile prevedere sia il fallimento delle raffinerie sia una crisi economica di enorme portata, mentre minimo è il danno procurato all’Ungheria che importa da Kiev una quantità ridotta di petrolio.
I vertici di Ungheria e Slovacchia hanno subito avviato consultazioni con la Commissione europea chiedendo di procedere contro Kiev ma, guarda caso, l’Unione dei 27 ha immediatamente risposto che non intende sostenere la richiesta dei due stati colpevoli di disobbedienza e sovranità nazionale.
Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, ha condannato la mossa dell’Ucraina come “inaccettabile” affermando che mette a repentaglio la sicurezza energetica di entrambi i paesi e viola l’accordo di associazione UE-Ucraina.
A intervenire in aiuto di Slovacchia e Ungheria è la Bulgaria che, confermando la disunione sistemica del Vecchio Continente, ha parlato di dovuta solidarietà verso i due partner europei.
E’ doveroso ricordare che Ungheria e Slovacchia avevano ricevuto dall’UE deroghe al divieto di importazione di petrolio russo a livello dell’UE, che, ancora una volta, si è dimostrata sdraiata sui piani belligeranti dell’impero a stelle a strisce e “kosher nostra”.
Abbiamo bisogno di più tempo per raccogliere prove e mettere a fuoco la situazione legale, ha fatto sapere il commissario europeo per il commercio Valdis Dombrovskis mentre, chiudendo i rubinetti, puniva Slovacchia e Ungheria.
“Ciò che ha fatto l’Ucraina è dichiarare una guerra economica”, ha commentato l’eurodeputato slovacco dello stesso partito di Robert Fico, Lubos Blaha.
Diplomazia europea non pervenuta.